La Cappella di Santa Maria degli Angioli, situata nel convento di S. Francesco dell’Ordine dei minori osservanti di Tursi, era di giuspatronato della famiglia Panevino, alla quale deve il suo sostegno nel XVII secolo (nel periodo successivo forse dei Picolla). Dal notaio Giovanni Francesco Valicente, si ha la prima citazione, da un atto del 26 ottobre 1641, nel quale si stipula un “Istrumento di quietanza tra l’U. J. D. Giovanni Francesco Latronico, di Tursi, in qualità di procuratore dell’abate Carlo Riviglione, Commissario della Reverenda Fabrica di S. Pietro, e l’U. J. D. Giovanni Lorenzo Panevino, a causa del legato pio di ducati cinquanta disposto da suo suocero Francesco Antonio Picolla a favore della Cappella di Santa Maria degli Angioli sita nel convento di S. Francesco”. Lo riporta la grande ricercatrice d’archivio, la pugliese Rosanna D’Angella, nel suo gigantesco lavoro, purtroppo ancora inedito, dal titolo Ricerca genealogica della famiglia Panevino per John Giorno, 1550-1936, mia fonte primaria dei riferimenti che illuminano nuovi aspetti della storia di Tursi, non soltanto religiosi.
Con il testamento nuncupativo (manifestazione delle ultime volontà espresse oralmente, di fronte a testimoni con una dichiarazione solenne “nuncupatio”), dieci anni dopo, esattamente il 4 settembre 1651,la “magnifica” Virginia Panevino, sorella del dottor Giovanni Lorenzo Panevino e di Camillo Panevino, istituisce eredi universali e particolari i suoi figli di primo letto, il dottor Antonello, Berardino e Antonio Donnaperna (figli di Giulio Cesare Donnaperna), mentre a Veronica Putignano, “sua figlia procreata in costanza di matrimonio con il fu Francesco Putignano, barone di Craco, lascia la ‘legittima’ (avendole già assegnato una dote di Ducati 1000 per il suo matrimonio con Michelangelo Latronico)”; inoltre, dispone la sua sepoltura nel convento dei Padri Francescani, “nella Cappella di Santa Maria degli Angioli della famiglia di essa antecessori” (Panevino); tra i numerosi legati pii, lascia D. 20 per 200 messe da celebrarsi una tantum nel primo e nel terzo giorno dopo le esequie ed una messa al giorno in perpetuum; lascia alle sue figlie Solenna Donnaperna e Veronica Putignano i suoi abiti e pannamenti (notaio Giovanni Francesco Valicente, Tursi, 1651, “Primus liber Testamenti”).
Nel 1654, con un altro testamento nuncupativo, il “magnifico” Camillo Panevino, “abitante in Tursi nella propria casa palaziata sita nella Rabatana nei pressi del ‘Ponte di Sant’Antonio’, istituisce eredi universali i suoi figli Matteo Panevino e Scipione Panevino, con l’obbligo di provvedere a maritare Solenna Panevino, loro sorella, e al sostentamento del figlio nascituro da sua moglie Grazia Picolla, e, nel caso in cui i predetti morissero senza eredi legittimi, detto Camillo dispone che debbano succedergli i figli di suo fratello Giovanni Lorenzo Panevino”; inoltre, come sua sorella Viginia Panevino, egli dispone diessere sepolto nella chiesa del convento di S. Francesco dei minori osservanti di Tursi, istituendo diversi legati pii, tra cui lascia ‘una pianeta di lama d’argento alla Cappella di S. Maria degli Angioli’, di giuspatronato della famiglia Panevino, sita nel suddetto convento, e che si sia realizzato ‘un innanzi altare di tomascho bianco’” (notaio Giovanni Francesco Valicente, Tursi, 3 ottobre 1654).
Salvatore Verde©