La maestra di scuola Elementare Maria Grazia Salerno, 64 anni, è morta a Roma, la sera di lunedì 30 maggio, stroncata da un tumore, rivelatosi inguaribile.
Secondogenita della sarta Domenica Gentile e del mastro muratore Antonio Salerno, Grazia era nata a Tursi il 15 settembre 1951. Un destino segnato precocemente dalla sventura della perdita della sorella maggiore, Eleonora Salerno (Tursi, 21 luglio 1949 – 24 dicembre 1960), appena undicenne, causata da un male fatale.
Arrivata dalla Capitale nel primo pomeriggio di mercoledì primo giugno, il feretro è stato accolto nell’abitazione di via Roma e i funerali si sono svolti poco dopo. Affollata la cattedrale diocesana dell’Annunziata. Nella sua omelia, il parroco don Battista Di Santo ne ha ricordato il coraggio, la serenità d’animo e la cristiana accettazione della propria condizione, nell’incoraggiamento alla rassegnazione rivolto al marito Nicola Crispino, ai tre figli e a tutti i familiari presenti.
Terminato il rito religioso e delle condoglianze all’interno della grande chiesa, la bara è stata portata a spalla dai figli (Antonio, Mariano, Domenico), assieme ad alcuni amici, e deposta nel carro funebre dell’impresa Gulfo.
Sul sagrato l’ultimo addio in pubblico. Emozionate e commosse fino alle lacrime e con parole di smisurato effetto e dolore sincero, hanno letto i brevi messaggi di ricordo la fidanzata di uno dei figli, una cugina e due ex alunne. Altrettanta commozione nell’intervento della prof. Carmela Liuzzi, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo statale “Albino Pierro”, dove la sfortunata maestra Grazia Salerno ha lavorato fino al pre-pensionamento, dopo aver sviluppato in decenni di servizio, una lodevole carriera di intelligente, bonaria e stimata educatrice di parecchie generazioni.
Diagnosticato negli ultimi anni di servizio, il male non aveva tolto quasi nulla alla maestra, a parte la fortuna di invecchiare, perché non ha messo in crisi la sua forza d’animo e la sua apertura al mondo, giammai le ha sminuito l’immenso amore per la vita e la famiglia, meno che mai la fede e l’eterno sorriso, che sempre ricorderemo.
Poi, tra gli applausi, il mesto corteo funebre ha affrontato il tratto stradale fino al Ponte Petrilli, preceduto da una folta rappresentanza di colleghi e colleghe insegnanti e di un gruppo di alunni dell’ultima classe affidata a Grazia, disposti ai lati del feretro, ciascuno con una rosa rossa in mano, mentre anche dal cielo nuvoloso e amorevole scendevano appena poche gocce di pioggia.
Salvatore Verde