*Omaggio la virtù e l’arte di Ligorio, scomparso questa mattina (sabato 23 luglio), riproponendo, in modo integrale e con lo stesso corredo fotografico, l’articolo pubblicato sul bimestrale TURSITANI, nel numero doppio della primavera del 2007 (anno IV N. 2-3 /18-19 / MAR-GIU). Domenica pomeriggio, alle ore 16,30, il funerale nella chiesa dell’Annunziata. (s.v.)
Può una scultura lignea o lapidea, quale che sia la forma definitiva dell’oggetto rappresentato, essere al contempo anche espressione sincera dell’anima di colui che l’ha realizzata? In tal modo l’autore si eleva dalla pura artigianalità per lambire le vette piccole e grandi dell’arte? Con questo dubbio critico e con sentimenti di ammirazione e piacere estetico ci si può avvicinare ai lavori, e alla vita sacrificata, di Angelo LIGORIO, nato a Francavilla Fontana in provincia di Brindisi nel dicembre del 1924. Ottanta due anni magnificamente portati accanto all’amata e quasi coetanea Filomena GENTILE (81 compiuti a settembre), sposata il 10 ottobre 1949, che gli ricorda “di aver lavorato sempre lontano da casa”.
Splendido autodidatta (ha frequentato la prima e seconda elementare nella scuola della Masseria del Barone Brancalasso, con la maestra Vincenzina PROVENZANO, di Miglionico o Pomarico, e la terza classe in Puglia) ancora in attività, con l’aria naif, svagata e sottilmente ironica, piena di garbo, tipica di chi ne ha passate tante e ovunque, sembra egli voler ricapitolare l’intera esistenza attraverso la manualità regressiva delle tante cose che produce, “ma senza venderle troppo, tranne che alle persone giuste, che sanno apprezzarle”. I nonni paterni erano Francesco LIGORIO e Maria Rosaria CHIRICO, e Cosimo LIGORIO (1892-1985) il loro figlio, padre di Angelo, un agricoltore, nativo di San Vito dei Normanni, ma originario di Ceglie Messapico, che per malattia vendette tutto e nel 1928 si trasferì in Lucania a fare il custode al santuario della Madonna di Anglona, pagato 150 lire e in natura (grano e olio) dalla Sovrintendenza, poi andò via e ritornò nel 1950.
La madre Rosalia PASTORELLI, casalinga, è scomparsa a 80 anni. Angelo è il secondo di tredici fratelli, che ricorda nell’ordine: Francesco (coniugato con Pina MUSMANNO, vivono a Milano) e Antonio Alfonso, Santino, Luigi (i quattro sono deceduti), Italo (ristoratore a Policoro), Salvatore (mar. magg. dell’Esercito a Napoli), Cosimo (vive in località Pantano di Policoro), Maria Pia e Concepita (entrambe decedute), Giuseppina (moglie di Domenico BRUNO, da alcuni anni nella provincia milanese).
La signora Filomena è primogenita di Giuseppina GARIBALDI (1902-1976) e di Salvatore GENTILE (1900-02/7/1946), cantoniere, “ex carabiniere ucciso ad Anglona, in una vicenda legata agli ultimi briganti tursitani i quali, con lettere anonime, cercavano essenzialmente viveri (olio, grano, pane, formaggi), ricattando Luigi FERRARA che marchiò le monete e questo portò a scoprire il gruppo di banditi, alcuni dei quali ancora viventi”). I genitori ebbero altri quatto figli: Giuseppe, del 1929, cantoniere in pensione; Angelo, morto bambino (1930-1932); Carmela, 1932, coniugata con Domenico FRANCOLINO; Angelo (1935-2006), falegname, sposato con Rosaria MANZO di Montalbano Jonico, trasferitisi prima a Torino e poi a Modugno (Ba); Matilde 1939, da qualche anno vedova di Pasquale TROCCOLI.
Precocemente avviato al lavoro, come pastore di capre, pecore e maiali, poi potatore di ulivi, vigne e mandorli, zappatore, mietitore, Angelo LIGORIO è stato anche operaio marmista nel Marmettificio Pugliese di Bari dove si fabbricavano piastrelle e, infine, escavatorista, meccanico e gruista, alle dipendenze della ditta Giovanetta, nel secondo cantiere di Aliano, per cinque anni alla vicina diga di Gannano e ai Tre confini, tra Montalbano Jonico, Tursi e Stigliano. È stato pure a Udine, sulla Carnia, con la ditta Viannini, poi a Missanello (Pz), per la condotta della diga del Pertusillo al fine di rendere potabile l’acqua; quindi a Massacra, Gioia del Colle, Terlizzi e Ginosa.
Angelo e Filomana hanno avuto quattro figli: Rosalia, nata nel 1950, insegnante elementare, sposata con Giuseppe PERRETTA di Lagonegro, pensionato Sip, hanno due figlie; Giuseppina, 1954, pure insegnante nel Centro di formazione professionale, coniugata con Alfredo DE FELICE di Craco (Mt), anche loro con due figlie; Cosimo, 1958, collaboratore scolastico, si è unito in matrimonio con Elisa BUCCOLIERI, hanno un maschio e una femmina; Fulvia è del 1960, insegnante, vive con il marito Pasquale PASTORE a Montalbano Jonico, con un figlio.
Ha iniziato a scolpire il legno nel lontano 1972. “Ero nella zona di Matera e lavoravo alla costruzione di vasche, per la fornitura di acqua a Montescaglioso. Un giorno pioveva e vicino al fuoco del cantiere presi per caso un legno di ulivo e ne feci un cucchiaio, che si spaccò, ma poi migliorai presto. Tutto derivò dal fatto che un pastore si rifiutò di donarmi un oggetto ligneo, pur avendone molti con sé. Allora decisi di farmeli direttamente, scalando ben presto numerose difficoltà. Alcune cose sono facili, ma altre è il pensiero, l’ispirazione che mi spinge ad adattare legni, marmi o pietre (preferisco la”pietra di Lecce”, che mi facevo portare dai commessi venditori di corredo a domicilio), o a sbizzarrirmi con i diversi materiali, con combinazioni anche di animali fantasiosi.
Arricchire un oggetto è faticoso e, ad esempio, fare il santuario di Anglona richiede un mese di alacre lavoro. Talvolta è possibile anche sviluppare un racconto dalla scultura, un qualcosa che mi meraviglia insieme con gli altri e talvolta mi sorprendo io stesso. Occorre trovare il senso delle cose, anche piccole, ma sempre con passione, onestà e dignità, magari dagli oggetti della nostra tradizione contadina, che sono coerenti con il luogo dove si è vissuto, perciò anche se cambiano proprietario restano nell’anima, per sempre. Si, sono contento della mia vita e del laboratorio artigianale. Nonostante tutto ho avuto fortuna: ogni persona nasce con una sua vocazione ed io l’ho assecondata”.
Salvatore VERDE