Prima di passare in particolare alle ragioni del “SI e del “NO, in questa maratona di avvicinamento al 4 dicembre prossimo, ricca di dibattiti in TV tra favorevoli e contrari al Referendum, desidero sottoporvi all’attenzione alcuni pareri letti qua e là di autorevoli giornali e di esponenti noti nel mondo giornalistico, dell’economia, dell’Ocse e dello spettacolo.
Il “Financial Times” (giornale economico-finanziario del Regno Unito): “Le riforme costituzionali del governo Renzi, secondo il Financial Times, sono “un ponte verso il nulla “. E sarebbe meglio che il governo Renzi facesse “meno leggi, ma di migliore qualità “. Secondo il premier – si legge nell’editoriale -, il bicameralismo paritario “produce ritardi inutili che fanno zoppicare anche i governi benintenzionati come il suo. Eppure nel dopoguerra il Parlamento italiano ha approvato un numero maggiore di leggi di quelle approvate in Francia, Germania, Regno Unito e Usa”. Per quale motivo – scrive Tony Barber, autore dell’editoriale – Matteo Renzi, che nel 2002 criticò la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, ora propone di costruirlo e “ne tesse gli elogi?”. La risposta: “Ventilando al rilancio di un progetto caro a Silvio Berlusconi, Renzi punta a ridurre la propensione dei lealisti di Berlusconi e delle altre forze di centrodestra a farlo cadere nel caso in cui dovesse perdere il Referendum. Ma “contrariamente a quanto pensa lo stesso Renzi, le riforme costituzionali che propone faranno poco per migliorare la qualità del governo, del processo legislativo e della politica” italiana. “L’Italia – si legge ancora – non ha bisogno di leggi approvate più rapidamente, ma di un numero minore di provvedimenti e di migliore qualità”. Leggi che “dovrebbero essere scritte con cura e applicate davvero, piuttosto che essere bloccate o aggirate dalla pubblica amministrazione, interessi privati e pubblici”. Le riforme, poi, “sono legate a una legge elettorale che garantirà un premio al partito vincente, garantendogli la maggioranza per 5 anni”.
Il parere del giornalista politico e intellettuale Raniero La Valle. Da uno stralcio del discorso tenuto il 16/09/2016 a Messina, in un’assemblea sul referendum costituzionale promossa dall’ANPI e dai Cattolici del NO: “Cari amici, …La verità del referendum sta dietro di esso, è la verità nascosta che esso rivela. …Renzi ha cambiato strategia, all’inizio aveva detto che questa era la sua vera impresa, che su questo si giocava il suo destino politico. Ora invece dice che il punto non è lui, che lui non è la vera causa della riforma, ha detto di aver fatto questa riforma su suggerimento di altri e ha nominato esplicitamente Napolitano; ma è chiaro che non c’è solo Napolitano. Prima ancora di Napolitano c’era la banca J. P. Morgan che in un documento del 2013, in nome del capitalismo vincente, aveva indicato quattro difetti delle Costituzioni (da lei ritenute socialiste) adottate in Europa nel dopoguerra:
- a) una debolezza degli esecutivi nei confronti dei Parlamenti;
- b) un’eccessiva capacità di decisione delle Regioni nei confronti dello Stato;
- c) la tutela costituzionale del diritto del lavoro;
- d) la libertà di protestare contro le scelte non gradite del potere.
Prosegue La Valle: “E la stessa cosa vogliono ora i grandi poteri economici e finanziari mondiali, tanto è vero che sono scesi in campo i grandi giornali che li rappresentano, il Financial Times ed il Wall Street Journal, i quali dicono che il No al referendum sarebbe una catastrofe come il Brexit inglese. E alla fine è intervenuto lo stesso ambasciatore americano che a nome di tutto il cocuzzaro ha detto che se in Italia viene il NO, gli investimenti se ne vanno. Ebbene quelle richieste avanzate da questi centri di potere sono state accolte e incorporate nella riforma sottoposta ora al voto del popolo italiano. Infatti con la riforma voluta da Renzi, il Parlamento è stato drasticamente indebolito per dare più poteri all’esecutivo. Delle due Camere di fatto è rimasta una sola, come a dire: cominciamo con una, poi si vedrà. Il Senato lo hanno fatto così brutto deforme e improbabile, che hanno costretto anche i fautori del Senato a dire che se deve essere così, è meglio toglierlo. Inoltre il potere esecutivo sarà anche padrone del calendario dei lavori parlamentari. Il rapporto di fiducia tra il Parlamento ed il governo viene poi vanificato non solo perché l’esecutivo non avrà più bisogno di fare i conti con quello che resta del Senato, ma perché dovrà ottenere la fiducia da un solo partito…il rapporto tra Stato e Regioni ha subito un rovesciamento, perché dall’ubriacatura regionalista si ritorna a un centralismo illimitato, mentre, assieme alla riduzione del pluralismo politico, ci sono delle procedure che renderanno più difficili le forme di democrazia diretta come i referendum o le leggi di iniziativa popolare, e quindi ci sarà una diminuzione della possibilità per i cittadini di intervenire nei confronti del potere”.
La Valle così conclude: “Questo è il disegno di un’altra Costituzione!La storia delle Costituzioni è la storia di una progressiva limitazione del potere perché le libertà dipendono dal fatto che chi ha il potere non abbia un potere assoluto e incontrollato, ma convalidato dalla fiducia dei Parlamenti e garantito dal costante controllo democratico dei cittadini. È questo che ora viene smontato, per cui possiamo dire che la democrazia in Italia diventa ad alto rischio… E allora questa è la ragione per cui la Costituzione si deve difendere… difenderla è l’unica speranza di tenere aperta l’alternativa, di non dare per compiuto e irreversibile il passaggio dalla libertà della democrazia costituzionale alla schiavitù del mercato globale, è la condizione necessaria perché non siano la Costituzione e il diritto che vengono messi in pari con la società selvaggia, ma sia la società selvaggia che con il NO sia dichiarata in difetto e attraverso la lotta sia rimessa in pari con la Costituzione, la giustizia e il diritto”.
Fedele Confalonieri, presidente del Gruppo editoriale e persona vicina al leader politico Silvio Berlusconi, nell’interessante articolo apparso sul sito web: www.Ilfattoquotidiano.it, esprime con convinzione parere favorevole alla Riforma e invita Berlusconi a sostenere il Governo Renzi e a tornare a fare il Leader Politico. Aggiunge, inoltre, che rompere il “Patto del Nazareno” è stato un errore, così come è stato un errore non sostenere l’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale. Dalle colonne de “La Stampa”, il presidente di Mediaset immagina un centrodestra a supporto dell’esecutivo, che “in fondo non ha fatto male”, sono sue parole, “basti pensare al Jobs Act e a “tutti i comunisti che ha tolto dalla scena”. E aggiunge: “Il Movimento 5 Stelle, invece, ha un programma dirigistico e totalitario: I limiti che vogliono mettere alle televisioni sono incredibili, potremmo avere solo il 10% di un canale e basta. Un canale si rende conto? Quando in Italia c’era la Dc sembrava che nessuno la votasse. Infatti nei sondaggi era data sempre bassissima. Poi si aprivano le urne e…”.
In una confessione-intervista al Corriere della Sera, Confalonieri spiega la dinamica sul voto del 4 dicembre: “Magari mi sbaglio, ma penso che sul referendum oggi faccia “fino” dire ‘io voto NO'”, e aggiunge: “Ma quelli che stanno in Parlamento sono davvero convinti che vinca il ‘NO’ al referendum? Sono sicuri dei sondaggi che danno Matteo Renzi per perdente?”. Ma vogliamo davvero sbaraccare tutto?”. Il giornalista Marco Bertoncini riporta altri commenti di F. Confalonieri e scrive: “Giova a Matteo Renzi martellare in continuazione sul referendum? Non pagherà il presente eccesso di mobilitazione attuata sia in prima persona sia dai collaboratori? Probabilmente il presidente del Consiglio teme un esito negativo: d’altra parte i sondaggi lo rinfrancano ben poco. È persuaso che siano scarse le possibilità di recupero a sinistra, mentre maggiori sono le carte da giocare fra gli elettori di Fi. Glielo dicono tanto i rapporti politici quanto le ricerche di mercato. Alle sinistre interne Renzi continua a offrire la riforma dell’Italicum, con aperture totali alternate a chiusure di principio, rendendo così ancor più aleatoria la definizione dei contenuti della teorica nuova legge elettorale. Ormai sono tutti convinti che ogni decisione si potrà prendere non subito dopo il referendum, bensì ancora successivamente, una volta conosciuta la decisione della Corte costituzionale. Quindi, nei confronti della dissidenza interna, a Renzi non resta che scambiare apostrofi con Massimo D’Alema e sperare, a dir molto, nel silenzio di qualche capoccia: per dire, sullo stile finora praticato da Romano Prodi”.
Anche L’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che ha sede a Parigi) esprime parere favorevole alla Riforma. “Le riforme costituzionali contenute nel testo “sono la chiave” per sostenere la crescita dell’Italia e, limitando l’incertezza politica, “creano un clima migliore per progredire”. La Chief Economist Catherine L. Mann intervistata dall’Ansa a Parigi afferma: “L’Ocse sostiene quei cambiamenti che puntano a ridurre l’incertezza politica contribuendo alla creazione di un clima più favorevole per progredire”. Per l’americana, succeduta a Pier Carlo Padoan, non ci sono dubbi: “Brexit è stato uno choc il cui impatto è stato maggiore per l’Italia che per altri Paesi Ue”.
Per finire, vorrei citare anche il punto di vista espresso da Roberto Benigni nella nota trasmissione “Le Iene” del 4 novembre scorso, nella quale afferma: “La Costituzione è stata un miracolo. Ma ora serve una revisione…nel caso dovesse passare il NO al referendum, sarebbe peggio della Brexit, per questo è indispensabile che vinca il SI… la Costituzione della Repubblica Italiana resterà «la più bella del mondo» perché i «12 principi fondamentali, che corrispondono ai primi 12 articoli, sono inviolabili e intoccabili e nessun referendum potrà mai cambiarli, così come la parte prima che riguarda i Diritti e Doveri dei cittadini». Roberto Benigni è conosciuto come attore, comico, regista e sceneggiatore; è noto per aver vinto il premio Oscar come miglior attore per la sua interpretazione nel film “La vita è bella” ed è stato anche candidato al Premio Nobel per la Letteratura nel 2007 principalmente per l’impegno profuso in favore della diffusione della “Divina Commedia” di Dante Alighieri.
Prof. Tonino Di Noia