Da Tursi una vicenda nazionale, almeno sul piano giurisprudenziale, sul mancato riconoscimento del figlio (oggi adulto), da parte del padre, condannato al risarcimento del danno esistenziale

Cronaca
Vincenzo Trani

TURSI – Ha suscitato enorme clamore nella comunità tursitana, una importante e anche innovativa sentenza del tribunale civile di Matera, che ha riconosciuto, ed è forse la prima volta che accade in una causa civile di risarcimento danno intentata da un adulto, quanto la “privazione della figura paterna” dimostri di per sé il danno esistenziale per il figlio, proprio per il fatto di non aver avuto il sostegno morale e il supporto del papà. Che adesso dovrà pagare un risarcimento di 20 mila euro per il danno esistenziale. In sostanza, il figlio (Vincenzo Trani, oggi di 45 anni, procuratore delle promesse del calcio), ha denunciato il genitore di non averlo riconosciuto, il tribunale (giudice Antonello Vitale, presidente Giorgio Pica) ha accolto le tesi dell’avvocato Luciano Vinci, che rappresentava gli interessi de giovane, e ha condannato il padre (Giovanni Sanchirico, anni 63, comandante della Polizia locale), difeso dall’avvocato Maria Lovito. Ma la questione si prospetta lunga, complessa e anche dolorosa, per tutti, già dall’inevitabile appello preannunciato.

“La conferma di una situazione di ‘illecito endofamiliare’ – riconosce il tribunale materano -, ha configurato il conseguente danno non patrimoniale esistenziale da privazione della figura genitoriale paterna, a causa del comportamento consapevole e colposo del padre”. “Quel figlio rifiutato e privato di adeguato sostegno durante la sua crescita, ha subìto ‘rilevanti pregiudizi dei diritti della personalità’. Siamo perciò soddisfatti della sentenza – argomenta l’avv. Vinci -, che risarcisce sul piano storico prima ancora che giurisprudenziale il mio assistito, ristabilendo verità e ruoli, non avendone mai fatto noi una questione meramente economica”.

Abbiamo raggiunto al telefono Vincenzo Trani: “Non è una bella storia. Non c’è un perché. Sentivo di doverlo fare prima o poi. Forse potrà essere utile anche ad altri. Le sofferenze resteranno dentro di me per sempre. È come un riscatto, una forma di liberazione e di dignità, perciò sono comunque contento”.

Allo stesso modo il genitore Giovanni Sanchirico: “La verità emersa oggi è ingiusta e per me inaccettabile. Non mi riconosco per nulla nel ritratto che ne viene fuori. Tutti sanno di quella mia storia, di allora, quand’ero minorenne. È noto quanto mi sia adoperato nel tempo. Altro che rifiuto e mancato amore paterno e non riconoscimento! Ho sostenuto eccome la crescita, come tutti sanno. Nei gradi superiori di giudizio faremo valere le nostre ragioni”.

Tursi è un centro adesso di poco meno di cinquemila anime, dove ci si conosce tutti, e anche le storie personali e private sono talvolta di dominio pubblico. Nel caso non fa eccezione la vicenda tormentata di dei due protagonisti. Figure entrambe note e anche affettivamente legate alla comunità, che adesso appare tutt’altro che divisa, essendo perplessa e chiusa a facili commenti, mentre si augura che ci possa essere una ricomposizione del dissidio familiare. Comunque, resta quasi un fulmine a ciel sereno l’attuale risvolto giudiziario, originato in anni recenti.

Salvatore Verde

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