Il paese/città di Tursi è inserito in qualsiasi atlante geografico, non soltanto della celeberrima De Agostini, com’è del tutto normale che sia, e spesso lo troviamo anche nelle migliori enciclopedie di storia antica e moderna, poiché si riconosce all’amato paese un passato importante quantomeno nello scenario lucano, e tanto più ha un suo posto di rilievo nelle pubblicazioni storico-religiose, per la sua millenaria diocesi di Anglona (dal 1546 di Anglona e Tursi e Tursi-Lagonegro, dal 1976 a oggi). Il principio dell’autorevolezza gerarchica delle fonti, va oggi necessariamente coniugato con l’aggiornamento in tempo quasi reale e con la facile accessibilità on line, escludendo però, e non è sempre facile, tutti siti web di scarsa o nulla affidabilità e attendibilità. Perciò qualsiasi ricerca inizia, di fatto, dalle pagine di Wikipedia (possibile solo dal 2001), ma sarebbe doveroso non fermarsi a questo punto della rete, integrando la consultazione e comparandola sempre con altri siti web altrettanto importanti, riconosciuti e sicuri. Tuttavia, quando possibile, si dovrebbe ricorrere ai formati cartacei delle (ottime) enciclopedie italiane, spesso presenti nelle case degli italiani, e tra esse cito almeno le edizioni Curcio, Garzanti, Motta, Rizzoli, Treccani, Utet (ma ce ne sono diverse altre), pure se acquistate a rate o a fascicoli, come usava nei decenni scorsi.
Nel tentativo di trovare notizie e di schedare i profili dei tursitani illustri (oltre la semplice citazione e pochissimo altro), ci si rende conto con immediatezza, incredibilmente ma è così, che i loro nomi sembrano costituire una rarità, dovendosi escludere i personaggi viventi, per ovvie ragioni di opportunità e di decantazione del valore e del merito. Sono, dunque, una sparuta pattuglia. Forse perché nella vita dei tursitani nativi o della diaspora oppure acquisiti, i loro contributi non hanno assunto o raggiunto una dimensione almeno (extra)regionale? Non proprio. E questo vale, sia pure con una certa approssimazione semplificativa, per tutto il corso della nostra storia, racchiudendo di fatto in tal modo le convenzionali quattro grandi età storiche (Antica, Medievale, Moderna e Contemporanea), ovvero, dai tempi preistorici e dei Lucani (1000 a.C. circa) alla civiltà della Magna Grecia (630 a.C.) e dei Romani (330 a.C.), dai Goti-Longobardi-Bizantini (530 – 1050 d.C.) ai Monaci Basiliani (750 d.C.), e poi dai Saraceni (850 – 930 d.C. circa), ai Normanni (1050 d.C.) e agli Svevi (1210, Tedeschi), fino agli Angioini (1268, Francesi), agli Aragonesi (1442 – 1707, Spagnoli) e agli Asburgo (1707 – 1734, Austriaci), con i più ravvicinati Borboni (1734 – 1861) e Piemontesi (1861 – 1945), oltre al più recente periodo dell’Italia Repubblicana.
Su tutti gli strumenti a disposizione, resta e si eleva il celeberrimo Dizionario Biografico degli Italiani (DBI) dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani che, ideato nel 1925 ed edito dal 1960, ha pubblicato finora 96 volumi (sui cento previsti), con la stesura di oltre trentamila profili di italiani illustri (si arriverà a 40.000), tutti anche in rete, con voci firmate e ricca bibliografia. Il Dizionario “traccia una biografia collettiva degli italiani che hanno contribuito alla storia artistica e politica, scientifica, religiosa, letteraria ed economica dalla caduta dell’impero romano d’occidente ad oggi”. L’auspicabile consultazione della monumentale opera produce “soltanto” cinque nomi (più una) di indiscusse personalità locali, per quanto poco note e tutte decedute. Si tratta di quattro (tre più uno) tursitani, una di origine (l’unica donna) e uno acquisito. Li cito in ordine alfabetico: Giulio Antonio Brancalasso (e Francesco Brancalasso), voce di Luigi Firpo, pubblicata nel 1971; Andrea Ferrara, di Carlo Bersani, nel 1996; Albino Pierro, di Pasquale Stoppelli, nel 2015; Laura Beatrice Oliva, di Valeria Guarna, nel 2013; Pasquale Stanislao Mancini, redazione, nel 2007.
Alcuni importanti siti web regionali aggiungono i nomi di Manlio Capitolo, Vincenzo Cristiano, Pasquale Quaremba. Lo storico tursitano Rocco Bruno, nei suoi due utilissimi testi, Storia Di Tursi e Le famiglie di Tursi, è stato giustamente più generoso, includendo Carmelo Antonio Bruno, Don Salvatore Tarsia, Antonio Cestone, Luigi Ettore Cucari, Rocco Ceruzzi, Antonio Nigro, gli Oliva, p. Andrea Picolla, Nicolò Margiotta, Giulio Cesare Claridia, Francesco Andreassi, Michel Angelo Latronico, Padre Antonino. A livello istituzionale, tra i nomi evidenziati, lo stesso Rocco con il fratello Mario Bruno, Domenico Latrecchina e Mario De Santis. Il mio personale contributo ha ampliato il gruppo con il doveroso inserimento almeno di John Giorno, Pasquale Buba, Giovanni Battista e Carmela Ayr, padre e figlia, Guido Capitolo, Franco Santamaria, Mario Bruno Ciancia.Tutte persone che emergono da una selezione ragionevole e saggia, lo ribadisco, escludendo coloro che sono ancora tra noi.
Considerazione analoga, ma con risultato diverso vale per la ricerca delle locali famiglie nobili, dal XIV al XIX secolo, laddove si concorda, generalmente, sulla maggiore consistenza numerica di tali nuclei, che elenco in ordine alfabetico (con la eventuale provenienza): gli Asprella, i Brancalasso, Calabrese, Camerino, Caputi, Casciano, Catanzaro, Coperta, De Arcuri, De Basilio, De Consiliis, De Bruno, De Federicis, De Florentia, De Georgiis, De Guida, Deli, De Mazzeo, De Mellis, De Tommaso, De Zotta, Di Noia, Di Pasca, Donnaperna, Latronico, Manfreda, Margiotta, Nocerito, Panevino, Paulino, Picolla, Romano, Rota, Santissimo, Santoro, Siciliano, Siderio, Vozzi. A questi vanno aggiunti: i Bonello (da Anglona); gli Andreassi (da Rocca Imperiale, originari di Oriolo, CS); i Capitolo (Pisticci); i Del Turco e il ramo tursitano degli Ottati (Matera); i De Giordano, Favale, Ginnari, Ranù egli Spadetta (da Napoli); gli Ayr (dalla Scozia). Discorso a parte meritano i signori feudatari e padroni di Tursi, come i Sanseverino, i Doria e i Pinelli, doverosamente esclusi perché la loro dinastia si è sviluppata altrove.
Ma a ben riflettere, il modesto insieme locale degli “illustri” non è poi così piccolo, appena approfondiamo la valutazione generale, che tenga conto della sommatoria e della progressione di crescita delle poche decine di migliaia di abitanti a livello locale e, invece, della popolazione nazionale di molti milioni (in assoluto, circa 40 milioni nel 1925 e oltre 60 milioni nel 2019). Ma su tutto aleggiano alcuni quesiti fondamentali: come si definisce il valore di una persona? in cosa consiste la qualità di una donna o di un uomo? in tal senso, la loro concezione etica individuale è ineliminabile?
Salvatore Verde