Vicende storiche di Borgo Carillia frazione di Altavilla Silentina (SA) è il quinto libro della lucida maturità del grandissimo ricercatore e narratore Francesco D’Errico, 93 anni compiuti, sostanzialmente autodidatta, ma illustre tursitano della diaspora (essendo nato il 17 settembre 1928 a Tursi, in provincia di Matera). Si è congedato nel 1989, con il grado di Maresciallo maggiore aiutante, dopo una notevole e onorata carriera al servizio dello Stato, sempre da galantuomo, e oggi Sotto Tenente dei carabinieri. Il testo, che contiene molte foto in bianco e nero e a colori, si avvale della doppia Prefazione di Angelo Adinolfi e Nadia Parlante, docente di Lettere e storica dell’arte, con un Pensiero del giornalista Guido Carione.
Un saggio basilare di storia sociale, di analisi accurata di eventi minimi e rilevanti per la comunità, che è uno struggente viaggio nella memoria individuale e collettiva, con una lunghissima e virtuosa elencazione di nomi di personalità, personaggi e soprattutto di persone, con le loro esperienze e le svariate professioni, arti e mestieri; molti sono stati da lui direttamente contattati (sovente con la successiva data di morte), offrendo testimonianze e contributi valorosi, assieme a quelli dei vari enti legati tutti allo sviluppo socio-economico e culturale, ma anche urbanistico e architettonico della realtà territoriale, sempre raccordando il tutto con le vicende della provincia e della regione nel macro contesto della storia nazionale. E questo avviene, chiarisce l’autore, raccontando “le vicende della nostra bella borgata, indagando il suo passato, ricostruendo i fatti, ordinando i tasselli che il tempo, la vita ed il capriccio del caso, si divertono a scompigliare”.
Come tutta la sua attività editoriale, anche questa opera è un autentico atto di amore dichiarato e di palese generosità, nel caso verso Borgo Carillia, un piccolo centro del salernitano, nella “bassa valle del Sele”, a nove km da Altavilla Silentina (già Altavilla del Cilento e Hautoville, fino a dopo l’Unità d’Italia), comune insignito della Medaglia d’Argento al Merito Civile, per l’eroica resistenza nonostante l’enorme tributo di vittime causato dai bombardamenti della “seconda guerra mondiale”, quando la frazione di antichissime origini era ancora denominata “località Scanno”, zona rurale, boschiva, paludosa e malarica (da ricordare almeno, in tale area, l’insediamento di origine greca e la successiva tragica epopea di Spartaco nel 71 a.C.). Poi, la ricca puntigliosità e i dettagli dello studio diremmo documentaristico di D’Errico, ci fanno (ri)vivere, in una diretta-differita, l’evoluzione dei tantissimi cambiamenti, la crescita naturale (con paesaggi incredibilmente quasi incontaminati) e indotta (in agricoltura, nel commercio e nell’artigianato, nella zootecnia e con gli insediamenti militari), i miglioramenti innegabili delle condizioni di vita, insomma tutti i tasselli (includendo la chiesa e lo sport) dello sviluppo di ciò che intendiamo per progresso, dal XVIII secolo in poi, con un approfondimento dettagliato che emerge e si dipana compiutamente nel Novecento, facendo scorgere finanche i mutamenti delle abitudini e della stessa mentalità della popolazione, fino all’affermazione della piena costruzione della condivisa identità di una straordinaria comunità. Non in ultimo, la mirabile appendice finale, con la felice intuizione di elencare, diremmo proprio tutti, i giovani diplomati e laureati, gli infermieri, gli arruolati nell’Esercito e nell’Aviazione militare, nella Polizia penitenziaria e nella Guardia di Finanza, nella Polizia di Stato e nell’Arma dei Carabinieri, senza dimenticare l’elenco “dei poderisti beneficiari dell’alloggio nell’area della contrada Scanno e che vi hanno risieduto”. Un innegabile sforzo ideativo e realizzativo che appare ed è una giovanile esaltazione del suo amore per la vita e per i suoi tanti compaesani.
Arruolato diciottenne (il 13 febbraio 1948), D’Errico ha prestato servizio per 42 anni circa nelle grandi regioni (Lazio, Sicilia, Toscana, Emilia Romagna e Campania), ovvero per otto anni a Roma, poi quasi sei anni ad Adrano (CT), al comando della Squadra a cavallo, quindi, dal febbraio 1964 e per ventuno anni, in provincia di Salerno, maturando i gradi di brigadiere, maresciallo e comandante della Stazione carabinieri di Borgo Carillia di Altavilla Silentina. Proprio in quest’ultimo centro è tuttora presidente onorario dell’Associazione nazionale carabinieri, che ha fondato e poi presieduto per un decennio. Una dedizione totalizzante nella Benemerita, ricambiata dall’unanime apprezzamento e ammirazione, e con diversi riconoscimenti e onorificenze, tra i quali segnalo: Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana; Medaglia d’oro per lungo comando; Croce d’oro e d’argento per i 40 e 25 anni di servizio; Medaglia d’oro Mauriziana per i dieci lustri di servizio; Medaglia di Bronzo per l’assistenza ed ordine pubblico nelle zone terremotate del Salernitano del 1980/81 e per aver comandato tre mesi la stazione dei CC di Colliano colpita dal sisma; inoltre, fa parte dell’Associazione Cavalieri di San Giorgio in Carinzia.
Nel borgo, sorto ufficialmente nel 1940, l’autore ha vissuto con la famiglia dal 1964, con giustificata fierezza, acuta intelligenza, esemplare rettitudine e sconfinata bonarietà, tuttavia senza mai recidere il legame con il suo amatissimo paese natale. Di tanto in tanto Ciccio il Maresciallo, così per tutti, ritorna nella città della millenaria Diocesi e della famosa Rabatana, del grande poeta Pierro e delle arance, dove vivono ancora numerosi familiari, parenti e amici (poche settimane addietro, ci siamo salutati con affetto al funerale del nipote Salvatore D’Errico, nella centrale piazza, davanti alla cattedrale diocesana dell’Annunziata). Padre di tre figli, Lucia, Antonietta e Salvatore, Francesco / Ciccio D’Errico è oggi anche nonno di sei nipoti, ma vedovo da pochi anni, quando la compagna dell’intera vita, l’adorata moglie tursitana Maria Giuseppe Lacanna (Tursi, 24 dicembre 1934 – Borglo Carillia,16 giugno 2016), sposata a Tursi il 28 febbraio 1958, è deceduta a 81 anni.
Preceduta da una nutrita serie di isolate pubblicazioni di liriche genuine, tra l’altro ha collaborato anche con il bimestrale “Tursitani” (del Comune di Tursi), e da partecipazioni all’annuale concorso nazionale di poesia della rivista “Il Saggio”, ormai dal 2005, tutta la sua dignitosissima e stimata produzione letteraria si è sviluppata da ultraottantenne di talento, caso editoriale piuttosto raro e materia di interesse per la critica ma anche per psicologi e sociologi. Narratore per vocazione, con sensibilità di poeta e per la scrittura, dotato di curiosità inesauribile e di metodo affinato, sono le caratteristiche che ne fanno un autore autentico e uno studioso di valore, oltre che una personalità rigorosa e di trasparente ma complessa decifrazione della sua lunga, intensa ed elevata testimonianza autobiografica e storica, tanto da essere collocato a ragione tra i più grandi tursitani.
Salvatore Verde ©
Pubblicazioni di Francesco D’Errico.
–Vicende storiche di Borgo Carillia frazione di Altavilla Silentina (SA), Edizioni “Il Saggio”, Eboli (SA), 2021, pp. 256.
-Reggia di Persano, perla della Piana del Sele, Edizioni “Il Saggio”, Eboli (SA), 2020, pp. 142.
-Avventura d’amore, Edizioni Centro Culturale Studi Storici “Il Saggio”, Eboli (SA), 2017.
-Esperienze di vita (poesie), presentazione di Genesio Nigro e Giuseppe Barra, Edizioni Centro Culturale Studi Storici “Il Saggio”, Eboli (SA), 2016, pp. 162.
-Il breve racconto della mia lunga vita, prefazione di Salvatore Verde, Edizioni Centro Culturale Studi Storici “Il Saggio”, Eboli (SA), 2016, pp. 201. (s.v.)