Sottotenente dei Carabinieri in pensione, Francesco D’Errico è autore prolifico, modesto e gentile. Ha iniziato a scrivere dopo il collocamento a riposo (dopo 42 anni di servizio complessivo). Una produzione quasi del tutto sconosciuta, pur avendo ricevuto diversi apprezzamenti e alcuni premi, targhe e diplomi significativi (anche all’estero, in Spagna), finalista al IX Concorso nazionale di poesia “Il Saggio – Città di Eboli”, organizzato dal Centro culturale Studi storici di Eboli, presieduto da Giuseppe Barra.
Con bonarietà e umiltà D’Errico ama dire: “Forma d’arte, di nobili pensieri e di trasfigurazione della realtà, la poesia è sempre autentica espressione dell’animo e della personalità del poeta, un dono di Dio, in grado di valorizzare l’uomo e la cultura, suscitando grandi emozioni e sublimi sentimenti. In tal senso ha sempre qualcosa da insegnare a chi è disposto con genuinità e apertura. Poeti si nasce, la vita può solo agevolare oppure no il fatto che si abbia la possibilità di manifestare appieno tale ricchezza interiore”.
Aspetti centrali dei suoi versi sono, appunto, il ricordo, l’afflato umanitario e il rigore morale, tutti elementi dell’ispirazione che confluiscono in modo unitario e inestricabile in una robusta concezione filosofica dell’esistenza, fatta di poche certezze incrollabili poiché universali e di esortazione ad elevarsi sempre, attraverso l’esperienza e la conoscenza, che sono insieme e non separatamente maestre di vita.
Nato a Tursi il 17 settembre del 1928, D’Errico si è arruolato il 13 febbraio 1948 e ha prestato servizio a Roma per otto anni, quindi ad Adrano, in provincia di Catania, per circa sei anni, come comandante della Squadra a cavallo, e poi in provincia di Salerno, dal febbraio 1964, ad Altavilla Silentina, dove ha maturato la sua carriera per ventuno anni, da brigadiere a maresciallo a comandante della locale stazione.
In seguito, per oltre un triennio ha comandato il Nucleo operativo del Gruppo carabinieri di Salerno e poi il Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Battipaglia, anche con funzioni interinale di Comando. Presidente dell’Associazione carabinieri in congedo, per un decennio, e poi presidente onorario, sempre della sezione di Altavilla Silentina, D’Errico è stato destinatario di alcune importanti onorificenze, tra le quali la Croce d’Oro per il servizio nell’Arma per oltre 40 anni, Medaglia d’Oro di Lungo Comando, Medaglia d’Oro Mauriziana e Cavaliere dell’Ordine della Repubblica Italiana.
È anche autore di una interessantissima autobiografia, tuttora inedita. Ha collaborato con il bimestrale “Tursitani”, del Comune di Tursi.
Salvatore Verde
NOSTALGIA DI TURSI
O mio bel natio paese,
è continuo soffrire vivere lontano da te.
Nei momenti di malinconia e di nostalgia
vorrei avere le ali per volare da te
ed ammirare il tuo panorama
che sembra un presepio disceso dalla volta celeste.
Osserverei la vetusta e disastrata Rabatana
che udì il mio primo vagito e respirerei aria pura natia,
per rigenerare le consumate energie.
Poi mi sposterei su Via Pietro Micca del rione San Michele
per rivedere la casa dove trascorsi felicemente
la fiorente fanciullezza e la gagliarda gioventù insieme
ai genitori, fratelli e sorella che oggi riposano in pace
nel comune giardino della speranza della risurrezione.
Sorvolerei l’intero abitato per ricordare tempi passati
ed osservare i vecchi palazzi gentilizi non più splendenti
essendo stati alienati e trasformati in modeste abitazioni di nuclei familiari.
Rivedrei la chiesa di San Filippo, il vecchio palazzo baronale
e la piazza Plebiscito, oggi non più centro commerciale,
d’incontro e di riferimento, per lo spostamento
di molte famiglie nel moderno centro urbano.
Con grande piacere ammirerei la Cattedrale, il palazzo
vescovile, altre chiese, il nuovo municipio e la piazza su cui
svetta il monumento ai Caduti delle due guerre mondiali
ed altri importanti luoghi che sono l’orgoglio dei tursitani.
Rivedrei le tortuose e ciottolose strade che percorrevo baldanzoso
da ragazzo spensierato, sognando e sperando un avvenire radioso.
La mattina e la sera diventavano rumorose per il via vai
dei contadini con le cavalcature, che andavano e ritornavano
dalla campagna. Il loro vociare ed il ritmato battere degli zoccoli ferrati degli equini
sul selciato, sembravano uno spettacolo sonoro.
Oh bella Città di Tursi, madre terra di giuristi, di religiosi, di medici,
di poeti tra cui Albino Pierro e di altri personaggi che ti hanno
onorato con opere meritorie, sei degna di stima e di rispetto.
Quale custode delle mie radici e memoria
di avvenimenti lieti e tristi della mia vita,
ti rendo sentito omaggio, pregando Dio Misericordioso
di proteggerti da ogni calamità e di farti crescere in modo rigoglioso
per contribuire al bene comune.
Francesco D’Errico
OMAGGIO ALLA LUCANIA
Oh mia bella Basilicata, antica Lucania,
generosa custode delle mie radici,
ad ogni sorgere del sole
grato e riconoscente
ti esprimo affettuoso saluto filiale.
Sei degna di lode per aver dato i natali
a uomini illustri
che ti hanno reso onore
con opere meritorie.
Sei fonte d’energia genuina
che rinvigorisce mente e corpo
e rende sereno il cuore umano.
Mi ricordi momenti lieti e tristi
della giovanissima età
e con grande commozione
mi rammenti parenti, amici
e conoscenti scomparsi.
Vivere lontano da te
è un continuo soffrire
e penso con nostalgia al tempo felice
trascorso nel paese natio
sognando un avvenire radioso.
Sei stata premiata dalla natura
incastonandoti come perla preziosa
tra Puglia, Calabria e Campania.
I monti, le colline e la profumata vegetazione
ti fanno da splendida cornice.
I calanchi, i Sassi di Matera, le zone aride ed argillose
ti rendono caratteristica, assumendo l’aspetto lunare.
Le poche fertili pianure,
le morbide spiagge Ioniche e Tirrene,
le verdi vallate solcate dai fiumi
Bradano, Basento, Sinni ed Agri,
sono fonti di risorse e di guadagni.
Il Monte Pollino che svetta nel cielo,
simboleggia purezza, forza, unità ed operosità
della tua gente che lotta per migliorare la vita
e l’immagine della madre terra.
Oh mia cara Lucania
che fai sognare vita bella,
sprona la gioventù odierna
a riscattare l’immobilismo, l’umiliazione
e la povertà della vecchia generazione
ed arricchirti di maggior splendore.
Francesco D’Errico
BRAMOSIA
La bramosia è desiderio ardente dell’uomo
di essere felice, accumulando ricchezza, potere e dominio.
L’uomo, sin dai suoi primi albori, ha sentito la necessità
di emergere dall’originale condizione precaria,
per migliorare la propria esistenza.
Ha lottato tenacemente,
ha affrontato sacrifici e pericoli
ed ha agito anche illecitamente
sfruttando l’essere umano più debole.
Ma l’uomo ambizioso e spregiudicato
per arricchirsi e conquistare potere e dominio ,
ha praticato razzismo, schiavitù e ha scatenato cruenti conflitti,
che hanno provocato vittime, distruzioni, sofferenze e dolori.
Chi brama qualità della propria vita e trascura le necessità altrui,
è egoista, duro di cuore ed offende Dio, che vuole il bene di tutti.
Fama, gloria, onori, denaro e successi acquisiti illegalmente
sono come la farina del diavolo che svanisce nel vuoto
come la nebbia sospinta dal vento.
Ma nella millenaria storia dell’uomo, è emerso anche l’ardente
ed appassionato desiderio di pace, d’amore,
di solidarietà e di benessere comune.
Molte persone coraggiose, valorose,
altruiste e di grande talento,
hanno contribuito al progresso generale,
costruito grandi opere
che hanno migliorato la vita umana
e cambiato l’aspetto del mondo .
Per dovere morale, civile e di giustizia, rendiamo onori
con gratitudine e riconoscenza ai protagonisti generosi
e filantropi che hanno sacrificato la vita per il benessere di tutti.
Condanniamo coloro che, per scorretta bramosia, hanno agito
per interessi personali e si sono arricchiti con l’imbroglio,
così come avviene con la tragedia degli emigranti clandestini.
Disumani, criminali scafisti e complici,
nella corsa all’illecito profitto,
spingono la gente africana, sconvolta da guerre,
terrorismo, miseria e fame,
ad emigrare nell’Europa per migliorare la vita,
ma per fatalità, naufragano e molti di loro
periscono in fondo al mare,
facendo del meraviglioso ed azzurro Mediterraneo,
la tomba comune.
Francesco D’Errico
LA COSCIENZA
La coscienza è legge naturale stampata dal Creatore
nel cuore dell’uomo per guida morale e retto agire.
È l’insieme dei valori propri della persona
che le consentono di approvare o disapprovare
le proprie azioni e quelle altrui .
Suscita lealtà, onestà, sincerità, senso del dovere
e stimolo a non mentire, non ingannare,
non invidiare, fare del bene, amare Dio e il prossimo
e aiutare i deboli e soccorrere i sofferenti.
La coscienza è percezione interiore del bene e del male
e va educata con buoni pensieri, azioni, convinzioni e norme.
L’umanità sin da tempi remoti ha avuto consapevolezza
della coscienza. Adamo ed Eva la rivelarono
nascondendosi subito dopo aver infranto la legge di Dio.
Nella vita esistono doveri di coscienza e doveri previsti
da leggi dell’uomo, i quali sono discordanti
per diversità di scopo e di comportamento dell’individuo.
I doveri della coscienza mirano alla pace, alla giustizia,
al perdono, alla fratellanza e correttezza.
Invece, gli altri doveri sono contrari
al volere di Dio perché sfociano nella violenza,
abusi e soprusi per la difesa di presunti diritti.
Esempio di assurdità e disumanità di alcuni cattivi doveri
imposti dall’uomo, sono le guerre, spietato terrorismo,
criminalità, i cui protagonisti fanno del male uccidendo
volontariamente per annientare l’avversario
e trarre profitto dai beni altrui .
È dovere di tutti fare l’esame della coscienza,
che è revisione attenta del proprio operato e della propria vita.
Riscontrando errori, chiedere perdono a Dio, riconciliarsi con il rivale ,
impegnarsi a non più errare e contribuire al bene comune.
Per costruire un mondo pacifico e dare fiducia
ai giovani in un avvenire radioso, occorre agire
ascoltando la voce della buona coscienza, fonte d’amore,
di rettitudine e di guida sicura del cammino umano.
Francesco D’Errico
CONDIZIONI DELLA VITA
La vita è come una giornata qualsiasi
con avvenimenti lieti e tristi,
inizia all’alba, scorre veloce
e termina al tramonto del sole.
La mattina a cielo sereno suscita speranze
e la sera tristezza e timore
per l’incognito buio della notte.
La chiara aurora del sole nascente
fa sperare buon tempo e benessere,
risveglia la natura e la ripresa del lavoro,
testimoniando la grandezza di Dio.
Così è la vita umana, ha principio, crescita e fine.
In giovane età, si è gioioso, pieno d’ardore, speranze
ed ambizione, per acquisire benessere e potere.
L’uomo in gioventù, pieno d’energia e laboriosità,
è felice e contento, come una bella giornata
di sole, che ristora di luce e di calore l’umanità.
Con lo scorrere del tempo,
come il mutamento del giorno,
cambia aspetto per l’invecchiamento,
i malanni, dolori e sofferenze
e, infine, scompare dal mondo terreno,
come il sole al tramonto,
conclude il ciclo giornaliero.
Francesco D’Errico
PREGHIERA DEGLI ANZIANI
Oh Dio misericordioso,
gli anziani sparsi nel mondo,
percorrendo il viale del tramonto
invocano aiuto, vigore e conforto
per sopportare dignitosamente
malattie, sofferenze e dolore.
Umilmente Ti chiedono perdono
se nella dura lotta per sopravvivere
abbiano errato trasgredendo al Tuo volere.
Oggi l’umanità vive in serio pericolo
per ingiustizia, disamore ed egoismo.
È assediata da continue minacce
di guerre, terrorismo ed insidie pericolose.
La persona buona si sente scoraggiata
davanti a tanta cattiveria ed impunità.
Gli anziani, curvati dal peso degli anni
e fiaccati dal lavoro e da malanni
non operano come una volta,
però sono ancora utili alla società
con l’esperienza, valori e saggezza.
Come nonni affezionati e responsabili
si prodigano nell’assistenza dei nipoti
in assenza dei loro genitori.
Quando non sono più abili
nella loro missione generosa
sono emarginati e considerati roba vecchia
da buttare dalla finestra.
Molti ingrati figli ignorano il dovere
di aiutare e onorare il padre e la madre.
Per essere liberi da impegni assistenziali
ricoverano i vecchi genitori negli ospizi
o li affidano alle cure di straniere badanti.
Oh Signore, abbi pietà degli anziani,
alleviandone le sofferenze della vecchiaia
e mettendo nel loro cuore qualcosa di nuovo
al posto di quanto a poco a poco svanisce col tempo.
In compenso dei sacrifici fatti in passato
concedi loro la grazia ed il dono
di lasciare serenamente questo mondo
come il placido declino del sole al tramonto.
E così sia.
Francesco D’Errico