Le tante vite ad alto livello di Salvatore Caputo, già sindaco di Tursi, pensionato, veterano del soccorso

Cronaca
Salvatore Caputo, durante un'operazione di soccorso
Salvatore Caputo, durante un’operazione di soccorso

Cosa può spingere un sessantenne a impegnarsi nella prima linea del volontariato difficile, a maggior ragione se pensionato, padre di famiglia e ancora ottimamente inserito in modo attivo nella propria comunità? Domanda non oziosa, che dovrebbe spingere ciascuno a guardarsi dentro, nel profondo della personalissima esistenza. Dalla risposta che ogni singolo è in grado di darsi, egli stesso ne potrebbe ricavare stimoli per un bilancio sul senso che attribuisce alla vita, a quella vissuta e all’altra parte che gli resta.

Riflessioni che tornano d’attualità nel tentare di considerare le scelte dell’età matura del temprato e dinamico Salvatore Caputo (classe 1948), figura nota e popolare nell’ambiente non soltanto tursitano, per i suoi trascorsi politici al massimo livello locale (pochi possono affermare di essere stati due volte sindaco, in periodi abbastanza lontani), oltre ad aver svolto per più di un trentennio il lavoro di stimato infermiere professionale nell’ospedale di Policoro.

Dal 2010 egli è impegnato con il Cisom* (Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta), partecipando a quasi dodici missioni a Lampedusa (inclusa quella a ridosso della strage di 360 migranti avvenuta nel 2014, nei pressi della costa dell’ormai mitica isola italiana nel Mediterraneo). Nell’avamposto del suolo italiano, come ci informano i media di tutto il mondo, è sempre emergenza, per i continui sbarchi di migliaia di profughi, disperati e fuggitivi, tra i quali numerose donne e bambini, provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, ma anche per il sovraffollamento del centro di prima accoglienza, mentre la popolazione locale si prodiga in ogni modo, con spirito umanitario.

Per troppo tempo l’Italia è stata lasciata sola nel farsi carico di un problema di dimensioni quasi bibliche, anche con l’operazione militare Mare Nostrum, varata il 18 ottobre 2013 dal Governo Letta. La comunità internazionale e soprattutto le istituzioni dell’Unione Europea hanno responsabilità precise, tanto che solo dal primo novembre 2014 si è deciso di intervenire con l’operazione congiunta Triton, finanziata dall’agenzia europea Frontex, con esiti alterni.

“Affrontare questo tipo di esperienza significa, nel Canale di Sicilia, mettersi in gioco totalmente, a volte si può rischiare la vita, come è capitato. Ma la complessa spinta interiore, un misto di coinvolgimento e distacco, è più forte di ogni considerazione rinunciataria – ci dice Caputo -. La cosa che più mi ha colpito è vedere, in piena notte, bambini di qualche mese alimentarsi e succhiare avidamente con la cannuccia da qualche piccolo contenitore di plastica di succo di frutta alla pera o albicocca, e solo questo possiamo offrire, poichè le mamme, pur giovanissime (16/17 anni), non hanno più una goccia di latte”.

Un flusso migratorio che adesso pare attenuato, essendosi spostato parzialmente verso i Balcani, ma che sarà continuo, inarrestabile e mai esente da tragedie nel mare o vicini alla realizzazione dell’agognato approdo, con la orribile complicità di trafficanti e sfruttatori privi di scrupoli.

“A bordo di motovedette della Guardia Costiera o della Guardia di Finanza oppure della Marina Militare, in mare aperto e in condizioni meteo avverse, talvolta si opera tra rischi e pericoli, non ultimi gli scontri a fuoco con scafisti delinquenti, che lasciano intuire le possibili infiltrazioni malavitose e terroristiche – continua Salvatore -. Molti mi chiedono: chi te la fa fare. Rispondo: la consapevolezza di essere utile a persone che non potranno mai ringraziarti, perché anche se dovessero rincontrarti non ti riconoscerebbero. Poi basta il loro sguardo, nel momento in cui gli porgi la mano per aiutarli a salire sulla barca della salvezza, e lì vedi racchiuso tutto il sentimento della loro gratitudine”.

Ma le missioni a Lampedusa rappresentano soltanto un aspetto, sia pure notevole, della variegata presenza di Salvatore nel volontariato (ricorda ancora la visita, nel 2013, di Papa Francesco e, a febbraio dell’anno scorso, la storica missione in condizioni meteo quasi proibitive, con successive sue interviste a televisioni e  quotidiani italiani e internazionali).

Non in ultimo, occorre citare almeno il soccorso dopo il terremoto in Emilia Romagna, la santificazione dei papi con presidio medico avanzato in Vaticano (ad ottobre sarà di nuovo a Roma per il Giubileo) e le numerosissime manifestazioni pubbliche in tutto il sud Italia, prestando assistenza sanitaria, finanche a Tursi. Qui è riuscito a organizzare, con il tutoraggio del Gruppo Matera, una piccola sezione, che conta tre infermieri e cinque volontari soccorritori (due le donne) in possesso di blsd, “ma speriamo di annoverare a breve anche due giovani medici”.

Nello scorso mese di gennaio, Salvatore Caputo, sensibile e forte veterano del soccorso sanitario, è stato insignito della Medaglia d’argento al Merito Melitense del Sovrano Ordine di Malta, onorificenza decisa nella seduta del 23-24 febbraio 2015. Nell’apprezzare il suo slancio civile e sociale, di tursitano autentico e anche di vedute lungimiranti, la sua avventura umana e la maturità intellettuale ci confermano che in realtà una vita ne contiene diverse altre.
Salvatore Verde
* Nato nel 1970, il Cisom (Corpo italiano di soccorso Ordine di Malta) è una fondazione, attualmente presieduta da Narciso Salvo di Pietraganzili, mentre il Gran maestro dell’Ordine è Fra’ Matthew Festing. La sua struttura organigrammatica conta circa 4300 volontari in tutta Italia, compresi 270 medici e 230 infermieri, una cinquantina di psicologi e circa quaranta farmacisti, oltre a vari professionisti soccorritori e molti militari appartenenti alle diverse forze dell’ordine.

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