Un comunicato dalla Fondazione Exodus di Don Mazzi e dalla Casa Exodus di Tursi, affidata da sempre alla psicologa Piera Vitelli, mette in evidenza il successo amorevole e utile dell’iniziativa
<<Exodus Tursi: il nostro laboratorio di resilienza continua a produrre solidarietà, perché il dono genera dono, I ragazzi della sartoria di Exodus di don Antonio Mazzi raggiungono quota 15.000 mascherine. La testimonianza dei ragazzi e della loro responsabile a due mesi dall’avvio. Metti sei ragazzi e due educatori. Un tagliacuci e due macchine da cucire lineari, km di TNT bianco e nessun sarto. Risultato: sessanta giorni di sartoria resiliente con 15.000 mascherine prodotte. Questa è l’avventura della casa Exodus di Tursi in tempo di pandemia Covid-19. Una Comunità e un tempo sospeso da attraversare. E’ bastato decidere, non lo sapevamo, ma a testa ferma, bloccata da ogni cosa, il cuore ha il sopravvento. È bastato decidere e tutto si è fatto dono. È bastato parlarne e sono arrivate richieste da tutta Italia. Da Palermo a Trieste, da privati cittadini a Comuni, da aziende ad associazioni, da RSA a comunità psichiatriche. Tante mascherine offerte, tante donazioni ricevute è proprio vero, il dono genera dono! E che dire degli imprenditori locali e nazionali che hanno voluto essere con noi in questa sfida, facendo sì che, a un certo punto: l’elastico non mancasse più – i merciai a serrande chiuse ci hanno fornito il poco rimasto a magazzino – le macchine cucitrici passassero da tre a cinque. E a un certo punto, potessimo realizzare un piccolo sogno: tra qualche settimana, infatti, arriveranno nuove attrezzature che ci permetterà di incrementare la produzione. Cosi che alla certificazione di qualità a produrre mascherine per la popolazione abbiamo pensato di aggiungere anche quella per le mascherine sanitarie. Insomma, il dono genera dono. Dopo 60 giorni, però, il dono più bello sono i ragazzi… e, soprattutto, che i ragazzi siano ancora qui, a lavorare senza chiedere pause o protestare, ma alimentati dal desiderio di essere loro di aiuto per gli altri. Il Covid ha sballato i loro piani, ma…li ha resi resilienti, li ha resi migliori. 16 marzo – 16 maggio 2020>> Piera Vitelli – Responsabile Exodus Tursi
Per informazioni: Fondazione Exodus Onlus – Responsabile Sede di Tursi – Piera Vitelli – tel 0835.533211 – 335.1500890 – E mail: tursi@exodus.it – www.exodus.it –
Ufficio Stampa: Rossana Serafino – tel. 02/21015.205 – 346/3109456 – rossana.serafino@exodus.it–
E chi se lo aspettava? “Credete in voi” è quello che ci dicono sempre.
<<Il 5 marzo, di quest’anno, veniamo a sapere dal TG nazionale che l’Italia è stata colpita dal Coronavirus. Questa notizia ci fa sentire piccoli, indifesi e arrabbiati. Non sappiamo come comportarci, non siamo pronti a tutto ciò. Passano i giorni, cominciamo a capire che questo virus è pericoloso, che il modo in cui viviamo a stretto contatto con il prossimo non è più tollerabile, che una stretta di mano o un abbraccio possono essere letali. Ma soprattutto che la nostra nazione, come il resto del mondo, non è pronto ad affrontare quella che si sta per trasformare in pandemia… La nostra responsabile, insieme allo staff e ad alcuni ragazzi della comunità di Tursi, escogitano un modo per far si che questo periodo si trasformi in un tempo di crescita ed è così che nasce l’idea di cominciare a produrre mascherine.
Il convento che ospita la Casa Exodus di Tursi è munito di una sartoria. Il 16 marzo, cominciamo questa sfida. Noi ragazzi, non essendo pratici in questo settore, ci siamo studiati e inventati di tutto per rendere la produzione veloce e a prova di virus. E allo stesso modo i nostri operatori si sono occupati della parte burocratica, ottenendo nel minor tempo possibile, la certificazione del prodotto.
Giorno dopo giorno, i nostri obiettivi crescono, cerchiamo di fare sempre più mascherine, ci riusciamo, ci gasiamo e diventiamo più bravi. Più passa il tempo, più si parla di noi, di “Exodus Tursi”… Mara Venier invita don Mazzi a “Domenica In”: Rai 1 manda in onda un servizio che mostra ciò che facciamo, ma soprattutto il Don parla di noi, di questa comunità che in tempo di Covid, invece di stare con le mani in mano, si dà da fare e produce mascherine per l’Italia, donandole. Sentire le parole del Don è stata una “botta” di energia, una “iniezione” di fiducia; da lì in poi la sartoria di Tursi ha avuto una marcia in più: i telefoni hanno cominciato a squillare di continuo, i nostri operatori ricevono chiamate da Siracusa a Torino, ci chiamano proprietari di aziende, semplici cittadini, pensionati e come tutti noi speravamo, c’è solidarietà. Tutti ci aiutano come possono. Non potrò mai dimenticare una signora, che per ringraziarci di quello che stavamo facendo, ci ha mandato un paio di metri di elastico o di una anziana signora che alla fine della telefonata, ci ha detto “Ragazzi, stasera pregherò per voi!” O la gioia di vedere il frutto del nostro lavoro indossato da tanta gente. È strano a dirsi, ma grazie a questo virus, noi qui a Tursi, ci siamo uniti ancora di più. Non tutti i ragazzi fanno parte della sartoria, ma ci aiutano comunque, portando avanti la casa dove viviamo, sbrigano le faccende domestiche, cucinano, e se finiscono prima il lavoro che è stato loro assegnato, passano da qui, dal laboratorio, a chiedere se serve una mano. Per noi che facciamo parte di Exodus Tursi è stato davvero incredibile riuscire ad ottenere risultati così.
È bello sapere che l’X% delle mascherine prodotte in Basilicata le abbiamo fatte noi, interi paesi le indossano, le nostre famiglie dalla Sicilia alla Lombardia hanno ricevuto mascherine prodotte a Tursi: tutto ciò ci fa sentire una parte importante della nostra Italia, siamo orgogliosi, piacevolmente impegnati. A volte, quando arriva il momento di staccare e spegnere le macchine, non ce ne accorgiamo neanche, siamo presi talmente tanto e quello che facciamo ci fa sentire così bene che non vorremmo staccare mai. Quando fai una cosa con piacere, in armonia, tra una risata e un dolce sfottò, il tempo vola. Un’ora sembra un minuto. Lavorare in allegria, con un obiettivo ben chiaro in testa, rende tutto più piacevole. Essere riusciti a fare tutto ciò ci ha reso soddisfatti, consapevoli che ciò che facciamo è importante. Chi se lo aspettava da un gruppo di tossicodipendenti chiusi in comunità? Nessuno… Nessuno a parte Piera, i nostri operatori e il Don, che dai tempi del Parco Lambro, ha sempre creduto nei suoi ragazzi e nel cambiamento. Ma soprattutto siamo stati noi stessi a credere in noi, e a rendere tutto ciò possibile.>>
La Sartoria di Exodus Tursi