È deceduta mercoledì 27 gennaio Maria Agnese Lauria, la persona più anziana in assoluto della più che millenaria storia tursitana. La longeva signora aveva 103 anni, essendo nata all’alba del 24 ottobre del 1912, a Tursi, in via Petrarca 46.
Figlia maggiore dell’agricoltore Filippo Lauria e della casalinga Maria Antonia Persiani, tutta la popolazione ne ricorda da sempre la tempra fortissima, anche nei lavori di campagna, protagonista con discrezione di una vita dignitosa, senza mai malattie significative e di buon appetito, a dispetto del fisico assai minuto.
Dopo l’invidiabile traguardo del secolo, quando fu festeggiata adeguatamente nell’abitazione dell’antico rione Catubba, da familiari e amici e amministratori locali, aveva perso comprensibilmente un po’ lo smalto, la lucidità e l’autosufficienza, ma sempre in grado di sorprendere con reminiscenze di memorie lontane.
Per tutti era solo Agnese, da oltre venti anni vedova di Antonio Cucaro (Tursi, 30 gennaio 1906 – 3 settembre 1995), che aveva sposato il 6 settembre del 1931, quando lei ne aveva diciannove. Ha partorito in casa cinque figli: Elisabetta (nata nel 1932, ha vissuto a Craco dal 1955 e poi a Genova); Pasquale (1934, emigrato nel capoluogo ligure dal 1960); Maria Immacolata (1936, l’unica residente a Tursi, che l’ha assistita); Filiberto (1939, anch’egli a Genova dal 1963); Rinaldo (1944, a Torino dal 1967). Tutti coniugati e con due figli ciascuno, ma con qualche acciacco.
Una longevità di Maria Agnese da studiare e che potrebbe interessare gli specialisti: i tre fratelli e le altre due sorelle (Vittoria, Andrea, Maria, Salvatore e Domenico) sono (stati) tutti novantenni (Vittoria è deceduta a giugno del 2012, a 98 anni). Nel paese, tra gli uomini, ci si ricorda ancora di Giuseppe Gentile, deceduto appena due giorni prima dei fatidici 100.
Giovedì 28 si sono svolti i funerali della cara signora Maria Agnese Lauria, nella cattedrale diocesana dell’Annunziata, celebrati dal parroco don Battista Di Santo. A sorpresa, non c’era molta gente ad accompagnarla, come pure avrebbe meritato un simbolo dell’amato paese, tra i più invidiati con bonarietà, affetto e simpatia. Molti pensavano, e lo hanno rivelato, che lei non ci fosse più da tempo. Si sbagliavano, con difettosa memoria collettiva, pur se tutti più giovani.
Salvatore Verde