Ci occupiamo del Giallo di Caronia, il tragico evento accaduto la mattina del 3 agosto del 2020 e che ha come epilogo la morte della dj torinese Viviana Parisi e di suo figlio, il piccolo Gioele Mondello, di appena quattro anni. Nel corso di questi mesi la Procura di Patti, con a capo il dott. Angelo Cavallo, ha cercato di ricostruire una dinamica ancora oggi non perfettamente chiara, nonostante il possesso dei dati tecnico-scientifici. Secondo le prime versioni, che probabilmente saranno confermate dalla Procura al termine del mese corrente, la donna a bordo della sua Opel Corsa si sarebbe allontanata da casa quella mattina verso le ore 9:30, riferendo al marito di recarsi presso il centro commerciale di Milazzo, per acquistare delle nuove scarpette per suo figlio. Tuttavia, la sua auto verrà rinvenuta a più di 80 km di distanza da casa, sull’autostrada Messina-Palermo, all’interno della galleria di Pizzo Turda, non molto distante da Santo Stefano di Camastra e Sant’Agata di Militello. La donna dopo aver colliso contro un furgoncino della manutenzione, lascia la sua auto senza accertarsi di nulla e, come raccontato dai testimoni, prende il bambino e fugge nelle campagne che costeggiano l’autostrada. Il corpo di Viviana verrà rinvenuto l’8 agosto in avanzato stato di decomposizione, nei pressi del traliccio dell’alta tensione, distante poche centinaia di metri dall’autostrada; undici giorni dopo, il 19 agosto, verranno rinvenuti anche i resti del piccolo Gioele, fortemente compromessi per via dell’attività saprofaga della fauna locale, a poche centinaia di metri dalla madre. Per molti e anche per la Procura (che si esprimerà ufficialmente dopo più di 7 mesi di lavoro, il 25 gennaio prossimo), il comportamento anomalo della donna, che avrebbe lasciato l’auto dileguandosi nella boscaglia dopo aver causato un incidente ed essersi allontanata da casa senza dir nulla al marito, dipenderebbe dalla sua psiche fortemente compromessa. Alcuni certificati medici rinvenuti in auto attestano infatti due ricoveri nei mesi di passati, in essi la donna sarebbe (stata) afflitta da tendenze mistico/deliranti con disturbi ossessivi, inoltre, diversi vicini di casa e amici della famiglia avrebbero confermato che, durante i mesi del lockdown, Viviana fosse cambiata. Altri amici e soprattutto i parenti di Viviana affermano invece di come avesse sì sofferto per via del Covid, ma che ultimamente stesse bene e avesse ripreso gradualmente anche la sua attività di produttrice di musica elettronica Hard Style. Tuttavia, questa versione non trova un vero riscontro oggettivo, secondo Pasquale Castronuovo, giovane criminologo clinico ma con una lunga formazione accademica e post accademica in Sociologia della Devianza, come si evince dall’intervista che riproponiamo. Essa è frutto dei diversi quesiti sul caso del Giallo di Caronia, sottoposti nel corso di questo mese, molti dei quali pervenuti tramite mail e messaggi chat in Facebook, oltre che con alcuni commenti sul canale Youtube. “Tra i tanti dubbi leciti ancora oggi presenti, tuttavia, molti riguardano tecnicismi e aporie relative alle fasi di indagini ancora in corso, ai quali dunque non è possibile dar risposta certa se non aspettando, appunto, le risultanze processuali – afferma il criminologo Castronuovo -. Vi sono, comunque, alcuni aspetti che è necessario approfondire in termini clinico-forensi per poter mettere dei punti fermi da cui partire, per procedere successivamente all’analisi del caso nella fattispecie”.
Perché ha deciso di occuparsi del caso e in che modo è possibile un lavoro di approfondimento?
Ho accettato pro bono di seguire le vicende sollecitato da una delle fondatrici del gruppo Facebook Viviana Parisi – LA VERITÀ in mezzo a tanti depistaggi, la quale mi ha fornito anche del materiale utile per iniziare. Il mio interesse alla vicenda ha fatto il resto, avendo oltretutto cambiato completamente idea rispetto alla mia prima sommaria ricostruzione. Ovviamente l’attività dei consulenti e soprattutto della Procura è scandita dal possedimento di materiale a me al momento non noto, e quindi rispondere a domande prettamente tecniche o su esami futuri risulterebbe solo una congettura ed una mera ipotesi scevra da qualsiasi dato oggettivo. Tuttavia l’apporto che ho potuto dare è da riferirsi alle mie specifiche competenze. Quello che ho potuto fare è analizzare tutto il materiale noto presente ad oggi, assumibile come dato oggettivo in un’ottica di attività di investigazione indiretta (dichiarazioni dei familiari e legali, certificati medici, materiale foto/video dei sopralluoghi, rilievi tecnici noti) e confrontarlo con il case linkage oltre che con esperti del settore, al fine di “mettere dei paletti” e distinguere con certezza il plausibile dal certamente inverosimile. Tutti gli eventuali altri accertamenti tecnici non penso cambino sostanzialmente il quadro di incertezza in cui la Procura si è trovata ad operare, in quanto ritengo che se esistesse un elemento degno di nota, sarebbe emerso da un pezzo come da sempre accade.
D. – Crede che all’ipotesi che ci sia qualcuno dietro la morte di Viviana? Perché la donna non è stata avvistata prima?
R. – Lungi dal considerare fattibile qualsiasi tipo di complotto, che risulterebbe ingiustificabile alla luce della dinamica e del luogo dell’incidente, anche perché avrebbe richiesto un ingente dispiegamento di personale e troppo ben “orchestrato”, si può partire da un dato di fatto: il nostro è un Paese in cui le massicce lacunosità nel ritrovamento di persone scomparse, è un fardello che ci portiamo dietro da anni, ed i casi di Elena Ceste, di Roberta Ragusa ed ancor prima Emanuela Orlando ne sono la conferma. Personalmente non mi sorprendo del fatto che né i droni, né gli elicotteri, o eventuali altri soggetti battenti quei luoghi siano riusciti a rinvenire i corpi subito. Credo semplicemente che non siano stati capaci di cercare. Rammento che in Italia dalla metà degli anni ’70 ad oggi ci son state circa 250.000 denunce di persone scomparse e tra queste 63.000 risultano tutt’oggi disperse.
È plausibile pensare ad una “messa in scena” e quindi che i corpi siano stati posizionati in quelle zone per una qualche motivazione particolare?
Ho sentito diverse teorie riguardo al fatto che quel giorno dall’auto non sarebbe scesa la vera Viviana. Questo lo ritengo assolutamente improbabile per gli stessi motivi citati poc’anzi. Una “messa in scena” avrebbe richiesto necessariamente l’ausilio di più persone coadiuvate: i testimoni che dovrebbero mentire spudoratamente inventando di sana pianta e rischiando pesanti ripercussioni in termini di false testimonianze o di depistaggio delle indagini, gli operai che aspetterebbero per provocare e simulare l’incidente come da copione, i medici che dovrebbero redigere certificati medici falsi per evidenziare uno stato psichico compromesso e avvalorare la tesi di un suicidio, altri testimoni che avrebbero depistato richiamando i soccorsi ai Giardini Naxos, ecc… Oltretutto occorre valutare che, se non si chiude completamente al traffico una strada, risulta impossibile tenere sotto controllo qualsiasi veicolo in entrata oltre che l’eventuale presenza di posti di controllo che possono sopravvenire in qualsiasi momento.
Come spiegare le contraddizioni nelle dichiarazioni testimoniali?
Qualsiasi testimonianza sottende una molteplicità di variabili che possono sensibilmente inficiare il racconto o la rievocazione di una traccia mnestica: la situazione di ordinarietà o straordinarietà, lo stato di stress dei soggetti, la presenza di eventuali “disturbi” ostacolanti la “registrazione” degli elementi presenti, la velocità con cui si svolgono gli avvenimenti, ecc… Tutto ciò è da intendersi nell’ottica della Psicologia della Testimonianza. Ecco perché le parole più importanti di un soggetto, da considerare come un primo interrogatorio, son le chiamate ai soccorsi. Alla luce di ciò è certamente plausibile il fatto che molti ricordino di quel giorno dinamiche senza riscontri fattuali o che siano in contraddizione con altre dichiarazioni, e per quanto possa sembrare grottesco vi può essere qualcuno che possa non aver notato il bambino semplicemente perché l’attenzione non era rivolta a quell’”elemento”. Essendo gli stessi ricordi soggetti a riedizione e processi confabulativi di riempimento con il passare del tempo, ritengo che le successive dichiarazioni dei testimoni contengano ancora più discrasie delle prime e che quindi non possano esser prese in considerazione neppure dagli stessi inquirenti. Le tracce mnestiche, se non adeguatamente riconsolidate, perdono infatti di consistenza ed anche le influenze derivanti dall’esterno, o degli stati emotivi eccessivamente catartici, incidono fortemente sia sulla stessa traccia che sulla capacità del suo recupero.
Crede che le indagini siano o saranno allargate anche all’ambito familiare?
Credo nella buona fede degli inquirenti, i quali hanno vagliato fin da subito qualsiasi ipotesi, concentrandosi tuttavia con immediatezza, e senza alcuna giustificazione, verso lo stesso Daniele come affermato anche dalla sorella. Gli errori più grossi che si continuano a pagare risalgono al 3 agosto. Son convinto che il primo a non essere soddisfatto dell’approccio di quei giorni sia lo stesso procuratore.
Com’è possibile che nessuno abbia visto nulla in quelle campagne?
Non solo, ma neppure a Sant’Agata ci son dichiarazioni. Ricordo che Viviana ha fatto benzina in una stazione di servizio. Non è credibile che in quel frangente nessuno abbia visto o ricordi di aver visto quantomeno una persona somigliante alla donna. Eppure non c’è alcuna dichiarazione di terzi ad oggi a nota, nonostante la descrizione della donna e della sua auto trasmesse più volte, e non credo ce ne saranno. Questo è un dato pacifico: piuttosto che esser coinvolti in estenuanti interrogatori, convocazioni in caserma, nomi sui giornali e tutto ciò che ne deriva, si preferisce tacere non per omertà ma perché consci di una medievale attitudine italiana in cui talvolta chi denuncia viene interrogato quasi come se si fosse colpevoli. Le condotte umane, anche se influenzate da diversi fattori, son quasi sempre determinate dal soppesato tra costi e benefici.
Quali tracce sono state lasciate sull’auto di Viviana?
Al momento sappiamo che in quell’auto sono state rinvenute sei tracce di essudato e quattro impronte papillari. Non ci son risvolti particolari a riguardo. Ritengo altamente probabile che tali tracce appartengano alle due vittime e che non evidenzino nulla degno di nota.
Si può ipotizzare che non fosse Viviana alla guida dell’auto rinvenuta in galleria quella mattina?
È da escludere l’ausilio di controfigure e “messe in scena” per i motivi citati in precedenza. Non vedo il motivo di cagionare la morte di una persona con delle modalità da film noir. Sarebbe stato più semplice far sparire la donna nei pressi della sua abitazione, nelle vaste campagne limitrofe.
Quanto si ritiene credibile il suicidio dal traliccio?
La ritengo un’ipotesi possibile ma altamente improbabile. Se volessimo considerare il caso Parisi-Modello come frutto di un suicidio allargato, dovremmo considerare il c.d. “Raptus del Malinconico” spiegato molto bene in più occasioni anche dal Prof. Meluzzi e, per quanto il concetto stesso di raptus in psichiatria non esista, essendo quest’ultimo solo una esemplificazione di un complicato e variegato quadro psichico, tale forma suicidaria ricorre statisticamente a metodiche meno complicate che una rampicata su un pilone dell’alta tensione.
Quali sono le cause ricorrenti in termini di figlicidi e suicidi?
Abbiamo una vasta letteratura forense. Statisticamente parliamo di madri con disturbi deliranti acuti, stati psicotici, disturbi schizo affettivi, bouffé deliranti o altre forme sindromiche come quella di Medea. Soprattutto in termini di disturbo depressivo maggiore ci sono certamente dei segnali da cogliere sia a livello ambientale che socioculturale: cambiamenti nello stile di vita o nell’alimentazione, una perdita cara, un piattume nelle relazioni interpersonali o sul luogo del lavoro possono e devono essere “segnali” da cogliere. Non conosco l’uso effettivo che facesse la donna dei suoi social, ma dal profilo Facebook non si evince nulla di tutto ciò, anzi si può scorgere una volontà di ripresa della sua attività lavorativa ed un approccio ottimistico al suo futuro. Non si può certamente prevedere con certezza un atteggiamento suicidario ma attenzionando alcuni parametri è possibile scorgere dei campanelli d’allarme. Ritengo che solo lo studio dell’anamnesi di Viviana possa fornirci indicatori utili riguardo la sua situazione psichica o la reale possibilità di suicidio, e che i certificati, tra l’altro redatti frettolosamente, non siano altro che un frettoloso e superficiale “etichettamento” del suo stato, alla luce soprattutto delle opinioni che le persone si son fatte.
Sarà possibile fare l’esame tossicologico solo sui resti ossei di Gioele?
Non ho personalmente preso visione delle foto di Gioele, ma non ritengo il corpo del bambino soggetto ad un assoluto stato di scheletrizzazione. Certamente vi erano dei tessuti ancora intatti nonostante la dilaniante attività saprofaga della fauna intervenuta successivamente. In questi casi serve tempo e bisogna procedere per step, ecco perché non ritengo inverosimile una proroga dei tempi da parte della Procura. Su quel corpo vi era certamente del materiale biologico da prelevare.
È possibile che un’azione omicidiaria da parte di un soggetto, non abbia lasciato alcuna traccia di DNA sul corpo delle vittime?
Molto difficile che ciò non sia avvenuto, per via del Principio di Locard. Tuttavia per rispondere con certezza a questa domanda occorre aspettare le risultanze tecniche sul corpo di Viviana, per valutare se effettivamente le lesioni siano compatibili, oltre che con una caduta dall’alto, anche con dei corpi contundenti, il cui utilizzo può aver evitato il contatto diretto vittima-carnefice. Riguardo il traliccio, ritengo che solo un’altezza superiore ai 7 metri possa cagionare la morte di una persona, ma a quell’altezza non son state rinvenute tracce. Gli agenti atmosferici e il materiale del traliccio possono aver certamente impedito la permanenza delle impronte, ma ciò non basta a spiegare come mai le stesse siano presenti in modo evidente sino a 2 metri di altezza.
La morte di Viviana ha un orario?
Dalla descrizione del corpo è possibile ipotizzare una morte nella stessa giornata del 3 agosto e pochissime ore dopo l’incidente. Finché non saranno oggettivamente escluse le possibilità di un omicidio da parte degli inquirenti, ritengo questa, l’ipotesi più probabile, e lo faccio sulla base di una “diagnosi differenziale”. L’ipotesi di un suicidio non è supportata da nulla se non dalla stereotipizzazione mediatica di un certificato medico e di alcune superficiali dichiarazioni della prim’ora.
È possibile che la donna stesse raggiungendo l’aeroporto di Palermo per tornare nella sua casa di Torino?
Ritengo improbabile una fuga senza alcun bagaglio, cambio o altro tale da giustificare una lunga permanenza della donna lontana da casa, a meno che l’allontanamento non sia sopravvenuto in seguito ad un burrascoso e grave litigio familiare.
Può la disidratazione aver provocato la morte di Gioele? Ed inoltre quali animali possono aver ridotto il corpo in quel modo?
Credo che sia pacifico il fatto che il corpo del piccolo sia stato sgraziatamente soggetto all’attività saprofaga della fauna locale (volpi, topi, lupi, maiali, ecc…), ma ovviamente le analisi effettuate dai medici legali e dall’entomologo potranno determinare con certezza il tipo di animale. Non ho elementi per poter dire con certezza se Gioele sia morto per disidratazione, ma immagino che una madre così amorevole dinanzi ad un figlio morente faccia di tutto per farsi notare gridando piuttosto che accettare l’amaro destino. Gioele può essere morto per disidratazione solo nel caso abbia vagato da solo per quelle campagne dopo la morte della madre.
È possibile che i cani molecolari non abbiano trovato i corpi nonostante la loro presenza a poche centinaia di metri dall’autostrada?
Lo ritengo possibile. Non credo che i corpi siano stati spostati in un secondo momento, anche perché le risultanze tecniche lo avrebbero facilmente individuato. Il cane molecolare non è infallibile, e sono diversi i casi di cronaca in cui questi animali hanno sbagliato. Ricordo il caso di Yara Gambirasio in cui perfino uno dei migliori cani bloodhound d’Europa, Joker, guidò il suo conduttore al cantiere di Mapello invece che a Chignolo d’Isola; ed ancora il caso di Elena Ceste, di Melania Rea o di Elisa Lam negli USA. Il cane può fallire per diversi motivi: condizioni climatiche non favorevoli, lunghi viaggi, scelta errata nel testimone d’odore, inquinamento dei luoghi e della scena criminis, invecchiamento della traccia olfattiva. La stranezza rimane comunque se si considera che il povero Gioele è stato rinvenuto da un volontario perché “attirato dall’odore”.
Perché la Procura ha considerato valide le gravissime diagnosi su Viviana senza indagarne le insufficienze?
La Procura avrà certamente effettuato le sue verifiche, ma non credo che le stesse abbiano portato a qualcosa di importante. Su quei certificati c’è tutta la negligenza di chi deve dare un giudizio in pochi minuti, e credo che questo sia avvenuto con il consenso dei presenti quel giorno. Questo è bastato a dipingere e a consegnare “in pasto agli avvoltoi” la figura di una donna provata da un periodo difficile, come tutti noi del resto in quel periodo, come una schizofrenica suicidaria. In quelle diagnosi non vedo del dolo, ma solo superficialità nella formulazione di una diagnosi poco esplicativa. “Reazione di adattamento con ansia e umore deflesso” può significare tutto e niente, specie in quel periodo dove c’è stata un notevole aumento sia di suicidi che di ricoveri, ma soprattutto qualsiasi diagnosi deve poi trovare riscontro oggettivo con la vita del paziente. Se davvero Viviana stava attraversando un periodo con delle tendenze suicidarie e dunque caratterizzato da tutto ciò che ne deriva come isolamento sociale, comportamenti tendenzialmente impulsivi, cambi repentini di umore e pensieri di morte, la famiglia avrebbe avuto il dovere di intervenire. Se non lo si è fatto è perché la situazione non era poi così preoccupante. In caso contrario si diventerebbe corresponsabili di quanto accaduto.
Cosa si può dire riguardo al Solian?
Nonostante possegga delle basi in psichiatria forense, apprese nel corso dei miei studi post accademici, preferisco non addentrarmi in un territorio che non mi compete. Le uniche informazioni che posseggo a riguardo dipendono dal confronto con i professionisti del settore o da chi ha già assunto tale farmaco negli stessi dosaggi, quindi de relato. So che l’Amisulpride è ottimo in caso di disturbi depressivi non gravi, fin da subito dà ottimi risultati e senza particolari effetti collaterali, ma in caso di persistenza o di quadro clinico esacerbato occorre sostituirlo con altri farmaci.
Come si spiega il fermo di Daniele in caserma per tutte quelle ore?
Mondello è stato sottoposto ad un interrogatorio dalle tempistiche estenuanti e francamente non le capisco, considerato che fino a quel momento vi era solo una donna che si era dileguata dopo aver causato un incidente. Non ricordo altri casi di soggetti che al primo interrogatorio come “persona informata sui fatti”, o convocata per rilasciare sommarie informazioni, siano state sottoposte a 7 o 8 ore di interrogatorio continuo, se non nel caso di Alberto Stasi. Oltretutto questa veemenza inquisitoria nei confronti dell’uomo non è giustificata neppure dal dispiegamento di forze in quei luoghi, come hanno fatto giustamente notare anche i parenti. Credo che come spesso accade in queste situazioni, si sia preferito scandagliare qualsiasi dettaglio della vita familiare del Mondello per carpire eventuali segnali di pericolo per la donna o che ne giustificassero il comportamento anomalo. Tutto lecito, se non fosse che questo pedissequo quarto grado avveniva proprio mentre a pochi km di distanza si consumava una tragedia. Daniele avrebbe dovuto prender parte alle ricerche, il suo aiuto sarebbe stato importante nel riconoscimento anche di un singolo laccio di scarpa. Poi eventualmente dopo avrebbero potuto fare tutti gli accertamenti del caso.
Come si spiega lo stato di decomposizione dei due corpi?
Ritengo che il grado di avanzamento del fenomeno putrefattivo non abbia nulla di anomalo. Il maggior deterioramento, così come ci viene raccontato, delle parti in ombra del corpo di Viviana, come arti superiori e volto, è giustificato non solo dal fatto che il corpo prono a contatto con il terreno abbia costituito terreno ideale per la proliferazione dei diversi insetti che hanno intaccato verosimilmente per prime le parti delle mucose, ma inoltre l’operosità di tali insetti risulta massima proprio in condizioni di scarsità di luce. In questa situazione lo stesso corpo finisce per diventare parte dello stesso ambiente che viene prelevato e analizzato unitamente al cadavere. Se il corpo fosse stato spostato le analisi approfondite di questi mesi lo avrebbero rilevato.
L’autopsia psicologica basterà a delineare il quadro psichico della Parisi?
Non credo basti questo per avere una pista definitiva, così come non basterà solo la minuziosa analisi della vita familiare della vittima, o della sua “vita segreta”, per capire le dinamiche che hanno portato a quel giorno.
Quali sono le cause più ricorrenti in termini di figlicidi e suicidi?
Le ricerche in questo ambito si perdono negli anni e ci son diversi tipi di approccio. Da un punto di vista psichico parliamo di gravi compromissioni del soggetto come stati depressivi, tendenze ossessivo/paranoidi e deliri per la maggiore, ma considerando l’aspetto più prettamente sociologico occorre attenzionare l’età dei genitori, la situazione coniugale e l’età del bambino oltre che il contesto ambientale. In termini statistici un figlicidio avviene qualora i genitori siano molto giovani, la situazione coniugale complicata e inidonea e l’età del bambino generalmente al di sotto di pochi mesi di vita o in età adolescenziale per via delle prime e normali relazioni conflittuali. È più probabile che si verifichi un infanticidio rispetto ad un figlicidio in quanto il neonato può subire un processo di spersonalizzazione da parte del genitore, rispetto al bambino più grande con cui si hanno già avuto diverse interazioni non removibili. Nel Giallo di Caronia non ritroviamo nessuna di queste situazioni. Per la cronaca bisogna comunque dire che vi esistono casi di suicidi allargati “per amore”, di madri consce dell’incertezza del proprio futuro e della distruzione del proprio quadro idealistico, che decidono di portare con sé il figlio in un “mondo migliore” senza più preoccupazioni. Ma ripeto non è un “fulmine a ciel sereno”, ci sono dei segnali anticipatori che, nel caso fossero stati realmente presenti, sia la famiglia che i sanitari avevano il dovere di cogliere.
Perché non si può credere all’ipotesi dell’omicidio/suicidio?
Parto con il dire che tale ipotesi, qualora supportata da dati oggettivi e non contestabili, potrebbe stare in piedi. Del resto si può davvero pensare ad una madre il cui stato psicotico l’abbia indotta in un tunnel vorticoso esacerbato dall’incidente avvenuto prima di raggiungere la sua meta, e in tutto ciò si può collocare anche l’apparente insensatezza del percorso a Sant’Agata di Militello in preda alla sua confusione. Ma ci sono quesiti che è necessario soddisfare e che bisogna obbligatoriamente dimostrare: il nesso di causalità tra patologia e devianza, la fattibilità di attraversare quelle campagne e di seminare chi dice di averla seguita, il preciso comportamento di operai e testimoni nella dinamica dell’incidente, l’incontestabilità dei referti trovati in auto, la certezza oggettiva e fattuale che fosse nei suoi desideri raggiungere Motta d’Affermo per vedere la Piramide della Luce.
Quali sono i punti che a suo parere bisognerebbe approfondire?
Anche io avrei moltissime domande alle quali tuttavia non so al momento rispondere non avendo gli elementi per poter delineare un quadro verosimile. Al di là di tutti gli esami tecnici fatti sui corpi, sull’autostrada e in quelle campagne, sarebbe importante conoscere adeguatamente la vita familiare di Viviana, le sue abitudini, i suoi eventuali scritti, quali relazioni interpersonali extrafamiliari avesse, le motivazioni che l’hanno portata ad abbandonare per molti mesi il suo lavoro o a vendere la sua attrezzatura.
Che idea si è fatto del Giallo di Caronia? Crede che la Procura archivierà il caso come omicidio/suicidio?
Spero di no, ma ne dubito. Son stati fatti errori elementari come il sequestro di uno dei due veicoli incidentati che viene disposto dopo 3 settimane, e l’incapacità di cercare efficacemente due corpi a pochi metri di distanza dall’auto. Non si tratta di errori casuali ma di errori sistematici, insiti nel comune modo di ragionare e decidere in condizioni di incertezza, tendenza drammaticamente confermata dai dati riguardanti il nostro Paese. Garlasco ed Erba docet. Nelle fasi investigative occorre assumere atteggiamenti scettici soprattutto nei confronti dell’ipotesi “preferita”, cercando di consolidare anzi, almeno temporaneamente, quelle alternative per ottenere un effetto di bilanciamento. Io credo che la Procura non si sia mai realmente mossa dall’ipotesi principale dell’omicidio/suicidio e a meno di eventuali clamorose dichiarazioni da parte di qualche testimone, il caso è destinato a chiudersi. Spero solo che la morte di Viviana non abbia lo stesso destino di quello di Chiara Poggi quando il giudice d’appello sentenziò “questa morte è destinata a rimanere un mistero insvelato”.
Pasquale Castronuovo, Criminologo clinico e sociologo forense