Come è nata la Congregazione dell’Oratorio a Tursi? Chi ha costruito la chiesa di san Filippo Neri? Qual è stato il contributo del valoroso De Lauro? E la peste del 1656-58 ha investito oppure no il territorio tursitano? Perché due patroni della città di Tursi? Cosa ha effettivamente edificato il grande vescovo De Luca? Quale dissidio era alla base dello scontro tra la Chiesa locale e la potente famiglia Brancalasso? Perché sulla diocesi è stato alimentato il fraintendimento di Italia Sacra di Ughelli/Coleti? Ma soprattutto, perché è stata negata la verità dell’intera vicenda storica? Non soltanto a queste domande risponde il documentato saggio del giornalista Salvatore, considerato il maggior storico della città di Tursi della nostra contemporaneità, degno erede di Antonio Nigro e Rocco Bruno.
Verde analizza tutte le fonti disponibili e i testi indispensabili, ovvero libri, saggi e articoli dei diversi autori che ne hanno lasciato traccia: Don Luigi Branco, Rocco Bruno, Michele Crispino, Antonio Nigro, Mons. Francescantonio Nolè, Domenico Parziale, Francesco Maria Sabarese, Ferdinando Ughelli, messi a confronto con un documento autentico dei fratelli Brancalassi, un avvocato e tre canonici (dei quali uno Abate) della Cattedrale di Tursi, elaborato nella seconda metà circa del XVIII secolo, con una narrazione sostanziale poi estesa dal 1443 al 1797, mirabilmente trascritto in anni recenti da Ambra Piccirillo Brancalassi, studiosa della famiglia.
Relativamente alla costruzione della chiesa e del monastero, quindi della casa della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, l’autore chiarisce esaustivamente il giallo sia della narrazione che è stata fatta sulla fondazione sia delle origini e della committenza e dotazione dell’intero complesso conventuale, che è la più grande opera realizzata a Tursi, seconda solo all’ex convento francescano, dei Frati minori Osservanti. Inoltre, per importanza, la Congregazione dell’Oratorio di Tursi rappresenta un unicum fondativo e realizzativo nell’intera regione e tale resterà anche nel secolo successivo e oltre, dunque fino ai nostri giorni. Insomma, non ci sono state altre sedi lucane dell’Oratorio, tanto che nel XVIII secolo era addirittura uno dei sei centri dell’intero Regno di Napoli, come si apprese in modo ufficiale e definitivo, già da allora, dal CATALOGO Delle Città, e Luoghi, dove esiste la Congregazione dell’Oratorio si S. Filippo Neri, insieme con l’anno, in cui si trova fondata. In tale elenco autorizzato dalla sede centrale, datato 1749, risultano esistenti soltanto le sedi di Napoli (l’anno di fondazione risale al 1586), Aquila (al 1607), Tursi (1652), Sulmona (1682), Guardia (1720), Monteleone (1725).
Quasi una inchiesta giornalistica per confermare o smentire in tutto o in parte l’esposizione dei fatti narrati dai Brancalasso, esistendo una differente e oppositiva versione tra il loro isolato e spiazzante resoconto e quello dell’insieme più o meno convergente di quasi tutte le altre fonti abbastanza orientate e non immuni da vaghezze e stravaganze. Che tutto questo lavoro di scavo abbia una sua ragion d’essere lo dimostra il fatto che l’opinione pubblica tursitana aveva completamente rimosso sia le vicende storiche della chiesa di San Filippo Neri, diventata parrocchiale soltanto nel XX secolo e mai prima, sia negando di fatto l’esistenza del convento, identificato laicamente nell’appariscente sede dell’ex Municipio, ovviamente mai costruito dai Savoia, né prima né dopo l’unità d’Italia. Situato nel pieno centro storico di Tursi, la struttura è stata dichiarata monumento nazionale dal Ministero dei Beni Culturali nel 1991, e oggi è appellato anche “Complesso monumentale di San Filippo Neri”.
NOTA BIOGRAFICA DELL’AUTORE
Salvatore Verde vive con la famiglia a Tursi (Matera). Rarissimo Maestro della scuola dell’Infanzia, non soltanto in Italia, è giornalista e scrittore, ma anche filmmaker e critico cinematografico, oltre che studioso della storia tursitana. Già componente del Comitato regionale Lucano per il Servizio radiotelevisivo e Rai-Tv, nel triennio 1978-81, nominato dal Consiglio Regionale di Basilicata, è stato anche Segretario provinciale della Fillea-Cgil di Matera (1987-1990) e assessore socialista all’Ambiente della Provincia di Matera (1991-1995). Iscritto all’Ordine nazionale dei Giornalisti pubblicisti di Basilicata, ha collaborato con La Gazzetta del Mezzogiorno (da gennaio 1998 alla chiusura, agosto 2021) e con diverse altre testate. Dopo l’esperienza di Addetto Stampa del Comune di Tursi e di Direttore responsabile del bimestrale comunale Tursitani (2004-2008), ha fondato e dirige il giornale on line Tursitani.it (dal 2009, già Tursitani.com). Possiede una biblioteca generale di oltre 10.000 libri, più di 2.500 testi di cinema e 2.000 numeri di riviste cinematografiche e un archivio smisurato di ritagli stampa dedicati alla Settima arte e allo spettacolo. Da novembre 2016 a dicembre 2020 è stato consigliere del CdA della Fondazione Lucana Film Commission.
È autore del lungometraggio di ricerca Modo armonico semplice – L’asilo di un Maestro (2007), che ha scritto, diretto, interpretato e co-prodotto. Per l’editore Giuseppe Laterza di Bari, ha pubblicato: – Il cavaliere Templare di Tursi (2012); – La diegesi filmica lucana e l’immagine cliché della Basilicata (2013), con il figlio Leandro Domenico Verde; – Della vigilia è l’incanto (In morte di Domenico Verde) (2016; seconda edizione 2017). Dal 2007 presiede la Giuria tecnica del Festival internazionale Cinemadamare. Il 16 giugno 2007 gli è stato conferito il Premio internazionale e nazionale Goccia d’Oro al Merito della solidarietà con l’Infanzia, dalle Pie Confraternite di Rapolano Terme, in provincia di Siena. Nel 2018, l’Amministrazione comunale di Tursi gli ha attribuito il Premio Rabatana. In anni recenti ha ideato e cura personalmente anche il “Cimitero virtuale La camera verde”, dedicato essenzialmente alla memoria dei tursitani deceduti.