Mimmo Centonze (Matera, 1979), dopo aver passato tutta la giovinezza a studiare trattati di pittura dall’antichità ad oggi e dopo aver visitato varie volte i più importanti musei di tutto il mondo, per studiare dal vivo i grandi maestri, inizia da giovane una sorprendente, veloce e felice carriera.
Notato da importanti critici e storici dell’arte come Vittorio Sgarbi, da famosi artisti internazionali come Oliviero Toscani e da colti e potenti mecenati come Emmanuele F.M. Emanuele, realizza la prima mostra personale a Milano nella nota Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Il Mappamondo”. Riceve il Premio Speciale Fondazione Roma ed espone alla Biennale di Venezia. Nel 2012 il Palazzo delle Esposizioni di Roma dedica una rigorosa esposizione monografica all’artista, al quale viene reso così l’onore di diventare, all’età di 32 anni, il più giovane artista in assoluto ad inaugurare una personale nella prestigiosa sede romana (tra le mostre personali al Palazzo delle Esposizioni si segnalano: Peter Paul Rubens 1990, Mario Schifano 1990, Kandinsky 1991, Gilbert & George 1991, Joseph Beuys 1992, Giorgio De Chirico 1992 e 2010, Richard Long 1994, Josef Albers 1994, Tiziano 1995, Hermann Nitsch 1996, Alberto Burri 1996, Afro 1997, Maurice Utrillo 1996, Robert Capa 1996, Lucio Fontana 1998, Henri Cartier Bresson 1998, David Lachapelle 1999, El Greco 1999, Sol LeWitt 2000, Enrico Baj 2001, Mark Rothko 2007, Mario Ceroli 2007, Bill Viola 2008).
Prosegue con esposizioni internazionali, con una mostra personale a Dubai presso Artissima Art Gallery, e poi a New York e in 13 città della Cina. Da molti anni cura progetti espositivi in tutta Italia, tiene regolarmente conferenze, spettacoli e Lectio Magistralis sull’arte, e corsi di disegno e pittura per lo sviluppo della parte destra del cervello. Nel 2019 fonda a Matera il Museo MUDIC – Museo Diffuso Contemporaneo, di cui è anche curatore.
Le sue opere sono state esposte nei seguenti musei ed istituzioni pubbliche: al Pratt Institute a New York, in Musei, Università e Spazi culturali in 13 città della Cina, a Dubai, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, alla Biennale di Venezia e alla Fondazione Cini di Venezia, all’Expo, al Museo della Permanente e al PAC – Padiglione di Arte Contemporanea di Milano, al Palazzo Reale e alla Fondazione Sandretto di Torino, al Festival dei Due Mondi di Spoleto, al Palazzo della Ragione di Mantova, al Museo di Palazzo Lanfranchi e al Museo della Follia di Matera, al Museo di Arte Contemporanea di Lissone, al Museo Centrale Montemartini di Roma, al Museo della Mafia di Salemi, al MUMI – Museo Michetti di Francavilla al Mare.
Una breve intervista all’artista in occasione dell’esposizione di suoi quadri all’ArtinGenio Museum di Pisa, inaugurata dal critico d’arte Vittorio Sgarbi.
Il 10 giugno di quest’anno è stato inaugurato il nuovo Polo Museale di Arte Contemporanea ArtinGenio Museum di Pisa, dove si trovano diverse tue opere. Cosa rappresentano?
Si tratta dell’evoluzione recente del mio lavoro: paesaggi destrutturati, pieni di energia e di materia pittorica. Dei luoghi dell’anima, nei quali si sente tutto un mondo interiore personale benché siano ambientati all’aperto, nella natura, in piena luce. Sono lavori concepiti durante il lockdown, pieni di luminosità, di voglia di uscire al di là, fuori da ambienti chiusi. Anche fuori dai miei capannoni. Ma ci sono anche alcune opere sul tema dei capannoni, come “Prigione” che ho realizzato per il Museo della Follia di Sgarbi: un capannone con le sbarre che ti fa sentire come un malato mentale, vedi la luce ma davanti ci sono le sbarre, non riesci ad uscire e raggiungerla. E inoltre un volto, frammentato nella pittura, sconvolto, apparentemente incompleto ma ancora più perfetto perché lascio a chi lo osserva la possibilità di completarlo con propria esperienza e visione interiore.
Tu hai prodotto tanto, perché hai scelto proprio queste?
In realtà ho prodotto poco in confronto alla quantità spesso sterminata che realizza un artista contemporaneo. Dall’età di 14 anni, in cui ho iniziato a dipingere, ho sempre considerato sacra la tela bianca. La considero una possibilità preziosa di poter dipingere un pensiero, una sensazione spesso meditata a lungo, anche per anni. Un privilegio, che non va sprecato solo per dipingere tout court. Sono opere che ben rappresentano il mio percorso negli ultimi anni.
La mostra “Paesaggi d’Italia”, dove esponi insieme a De Chirico, De Pisis, Sironi, è stata curata e inaugurata dal noto critico d’arte Vittorio Sgarbi. Lo hai incontrato già in altre occasioni.
Quella con Vittorio è un’amicizia che dura da quasi quindici anni. In noi c’è la stessa voglia insaziabile di conoscere le opere d’arte, di osservarle nei particolari, di goderne appieno e di scovare affinità con altre opere e autori di qualunque epoca. Tutte cose che ci uniscono e ci avvicinano sempre di più nell’anima. Appena c’è la possibilità ci incontriamo e si riparte insieme a caccia di arte. Proprio da poco sono ritornato da un Grand Tour con lui durato due settimane: abbiamo girato tutta l’Italia, da Cortina alla Puglia per visitare mostre, musei, collezioni private e pubbliche, senza sosta. Come se dovessimo morire domani. Poi capita di incontrarsi con amici comuni che si aggiungono alla brigata, e così sembra di vivere in una piccola famiglia allargata tutta dedita alla “Ricerca della bellezza”, come il titolo della mostra della Collezione Cavallini Sgarbi attualmente ad Ascoli Piceno, che raccoglie le opere acquistate da Vittorio, con la complicità di sua madre Rina, in tanti anni di caccia in tutto il mondo.
Attualmente a cosa ti stai dedicando?
A progetti architettonici. Ho divorziato da 4 mesi e sto realizzando un desiderio che avevo da anni, di vivere in una casa/bottega, come fecero anche Rembrandt e Tiziano. Ho studiato per 6 mesi un progetto per realizzare la mia casa all’interno dei grandi spazi del mio studio, che ospiterà anche la mia collezione d’arte dall’Ottocento ad oggi. Inoltre ho realizzato il progetto della casa di mia sorella e quello per il Museo MUDIC nei Sassi di Matera, di cui sono curatore. Mi sento come se il Rinascimento non fosse mai finito, con gli artisti che si dedicavano ai tanti campi della creatività. Io all’età di 20 anni componevo brani per orchestra e il direttore del Conservatorio di Matera mi aveva invitato con entusiasmo ad iscrivermi al corso di composizione, anche se ero molto al di fuori dell’età consigliata. Mi bastò sentire questo e continuai a dedicarmi alla pittura e alla scultura.
Quali gli impegni futuri?
Finire la ristrutturazione della mia casa/studio e del museo MUDIC e riprendere a dipingere e curare mostre…
Edvige Cuccarese