Quando la passione per il proprio lavoro diventa arte, possono venir fuori anche capolavori di creatività. È il caso del fabbro, artigiano e artista Salvatore Vita, che ha dedicato la sua esistenza a lavorare il ferro nei cantieri italiani e oltre, coltivando l’amore per la scultura. Egli realizza opere che scaturiscono non soltanto dalla sua fantasia, ma anche dall’autobiografia, meglio, dal proposito di voler raccontare storie del suo passato. Le scene rivissute attingono alla sua memoria di fanciullo e sono costruite come immagini tridimensionali, venute fuori dai meandri della mente per riprendere vita con la tipica forma del ferro plasmato. Lo sguardo dell’osservatore, talvolta come un drone che sorvola dall’alto per incunearsi e osservare meglio e da vicino le componenti, scruta le scene di attività quotidiane, nelle varie angolazioni, ed entra quasi negli ambienti riprodotti, per viaggiare negli elementi che compongono i riquadri e gli spazi, siano essi oggetti o personaggi che Salvatore fa rivivere con la inventiva dei suoi ricordi. Ci si immedesima facilmente nelle atmosfere di lavoro di una volta e se ne avvertono le emozioni, poiché sorprendente ed importantissima è la cura dei particolari. Salvatore (per gli amici “Tore”) ci consegna documenti di un tempo che non c’è più, ma che fa parte della nostra storia. Conoscenze ancora vive solo in alcuni longevi sopravvissuti del nostro presente. Da qui l’importanza, anche per i posteri, di raccogliere testimonianze di una verità che si può rivivere, appunto, con le sculture in ferro. Tore mostra ed evidenzia scenari significativi di esistenza quotidiana dell’uomo, sia di vita domestica che di vita lavorativa, di un tempo che si allontana inesorabilmente. La produzione di Salvatore Vita è ricca anche di tanto altro, alternando e isolando diversi soggetti e opere più attuali, ma completandosi con opere davvero impegnative, come una bellissima giostra, con farfalle e lumache, a sostegno, e un traliccio dallo sfiato del gas, compiuta con un congegno meccanico. Fra i tanti lavori, si impone e resta il grandioso e mastodontico stemma/simbolo di Montalbano Jonico, città di Francesco Lomonaco, opera che impreziosisce ulteriormente la raccolta. Tra i tanti particolari minuziosi, non sfuggono le sue iniziali S e V stilizzate, la firma di Salvatore Vita che, come un marchio valoroso, accompagna le sue creazioni.
*Edvige Cuccarese
*Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Salvatore Vita, classe 1948, è originario di Terranova di Pollino (PZ). Arrivato a Montalbano Jonico (MT) nel 1952, a nove anni appena è già un apprendista, come spesso accadeva allora, in una “forgia” del paese. Maggiorenne, lavora nei contesti industriali dell’Anic ed ENI, come responsabile di cantiere con società per la realizzazione di impianti industriali, ma anche in cartiere e raffinerie in giro per l’Italia. Come capo cantiere si fa apprezzare negli impianti della Fincantieri a Monfalcone, Marghera e Genova, e da ultimo in Francia, a Saint Nazaire Chantiers l’Atlantique, sempre per la realizzazione di impianti di condizionamenti sulle navi passeggeri. Dopo il pensionamento ritorna nella sua terra e al suo amore per il ferro battuto. (e.c.)