Si vanno chiarendo e riempiendo i tasselli mancanti di una lunga cronologia, tutt’altro che completata, dei sindaci tursitani. Ricerche soprattutto indirette e laterali, condotte da autorevoli studiosi e appassionati autodidatti, ci offrono contributi rilevanti, inattesi e insperati. Il caso più recente riguarda l’archivista pugliese Rosanna D’Angella, autrice di uno straordinario studio genealogico commissionatole da John Giorno (New York, 4 dicembre 1936 – 11 ottobre 2019), poeta e artista di origini tursitane e di Aliano e cittadino onorario di Tursi (9 ottobre 2013), quale discendente della grande famiglia dei Panevino. Una ricerca meticolosa e fruttifera, oltre che di assoluta precisione e valore, come una autentica miniera di nomi, date ed eventi, quasi tutti inediti. Di tale lavoro sarebbe auspicabile la necessaria pubblicazione con il concorso delle istituzioni locali, provinciali e regionali.
L’ordine temporale dei sindaci è qualcosa in più del semplice alternarsi, si fa per dire, dei nomi, perché essi rimandano sempre a un contesto rilevante e imprescindibile di vite e di relazioni, in termini sociologici, politici, ideologici, militari, culturali, economici, ma anche nobiliari, matrimoniali e patrimoniali. Ne scaturisce che lo stesso sito ufficiale del Comune sia da ritenere, inevitabilmente, in sostanziale aggiornamento nel corso degli anni, pur fornendo una buona elencazione di riferimento; tuttavia, esso non è senza imprecisioni ed errori, com’è fatale che sia in un arco temporale di un millennio. Altri siti web, pur considerevoli per diversi aspetti, nel caso si sono rivelati inattendibili, se non proprio fantasiosi (anche Wikipedia non sembra discostarsi da tali limiti storici: un verso falso, anzi un orrore è dato dalle grotte sotto i resti del castello, colpevolmente e senza attenuanti ritenute antiche, mentre, come tutti sanno, risalgono agli Sessanta appena del secolo scorso!).
La travagliata storia delle molteplici amministrazioni locali in genere, e Tursi non fa eccezione, è assai complessa, altalenante e non lineare e, comunque, non può mai prescindere dal più ampio contesto temporale e territoriale delle dominazioni, delle concessioni dei padroni, signori e feudatari e vescovi, con le lotte per l’affrancamento dalla dipendenza della subalternità feudale e la conquista progressiva di diritti, sempre precari, e di una (relativa) autonomia anche statutaria, revocabile discrezionalmente in qualsiasi istante, nel vuoto assoluto di codificazione di precise norme. Né va sottovalutato il lento processo di allargamento democratico ed elettorale, il rafforzamento delle lotte contro le imposizioni fiscali e la rivendicazione di libertà quotidiane sempre più ampie, oltre al progressivo alternarsi di rappresentanti del ceto nobiliare e della ricca borghesia, talvolta a favore anche di esponenti acquisiti da poco in loco, soprattutto per via matrimoniale.
Nel considerare l’evoluzione politica e amministrativa, bisogna sempre tenere a mente la periodizzazione utilizzata e acclarata dagli storici, relativamente all’epoca medievale e contemporanea, con il Regno di Napoli (1263-1816), emergendo la figura di primaria importanza del “Feudatario”, il Conte, il Marchese e il Duca, mentre il consolidamento persistente del “Sindaco” avverrà con il Regno delle due Sicilie (1816-1860), il Regno d’Italia (1861-1946) e la Repubblica Italiana (dal 1946 a oggi). In realtà, dai documenti ritrovati, ci si deve riferire proprio al “sindaco”, così testualmente in atti ufficiali e notarili, già anche dal XVI secolo. Ne deriva la posizione svincolata del Comune, costituito in “Università”, almeno nei periodi qui considerati. Un percorso “comunale” iniziato tra i secoli XIV-XV, con l’incremento della popolazione di Tursi e lo sviluppo urbano, con la distruzione quasi totale di Anglona e la lotta per l’impossessamento dei vicini terreni, e con la diffusione del ruolo crescente della ricca borghesia terriera e delle professioni, oltre che delle istituzioni culturali, primariamente religiose, né fu estraneo il processo di emancipazione dei servi della gleba, più liberi di muoversi e agire con le arti e i mestieri e di essere protagonisti delle volontà testamentarie.
Il comune assume, quindi, una sua fisionomia, rilevanza e capacità “contrattuale” per la rivendicazione dell’autonomia nei confronti del “feudatario”, destinatario fino ad allora della titolarità dei diritti, per volontà divina o del Re. Assestamento sociale che si struttura con le lotte dipanatesi nel secolo XVI, con la traslazione nel 1545 della Diocesi di Anglona a Tursi, su proposta di mons. Bernardino d’Elvino, vescovo del tempo, disposta da papa Paolo III con doppia bolla (8 agosto 1545, Cattedra vescovile alla chiesa S. Michele Arcangelo, e 26 marzo 1546, definitivamente alla chiesa dei Maria SS. Annunziata) e con il conseguente titolo di “Città”.
Sono quasi tutte inedite, dunque, le notizie essenziali qui riportate in sintesi: anno/periodo; nome e cognome del sindaco; nome e cognome del notaio, autore del primo atto nel quale è riportata la informazione. Tali dati vanno integrati con la cronologia abitualmente utilizzata (dal Comune), sulla esattezza della quale si deve fare affidamento, fino a prova contraria.
1571-1573-1574 – Giovanni Lorenzo PANEVINO seniore (notaio Agostino Margiotta)
1584 – Magnifico Giovanni Lattanzio MERLINO (notaio Colella Bonello)
1585 – Magnifico Giovanni Antonio PANEVINO (notaio Colella Bonello)
1595 – Pirro Antonio ASPRELLA (notaio Cesare Basciano)
1600-1601 Giovanni Lorenzo PANEVINO seniore (notaio Giovanni Francesco de Helis)
1606 – Pietro Antonio PANEVINO (notaio Giovanni Donadei, e notaio Marcatonio de Pasca, 1606-1607, olim Sindaco)
1611 – Matteo PANEVINO (notaio Giovanni Francesco de Helis)
1689 – Capitano Scipione PANEVINO (notaio Leonardo Antonio de Mellis)
1732 – Francesco Antonio PANEVINO (notaio Pietro Nucito seniore)
1733 settembre-1734 agosto – Francesco Antonio PANEVINO (notaio Filippo Nocerito)
1747 – Dottor Carlo filippo GIORDANO (notaio Giovan Battista Pasca)
1801- Dottor Diego CAPITOLO pro-sindaco (notaio Vincenzo Matarano)
1812 – Dottor Salvatore PANEVINO (notaio Filippo Maria d’Aloisio)
1814, dicembre15 – Salvatore PANEVINO (notaio Senatrantonio Poerio, Aliano)
1812-1813-1814(1815?) e 1817-giugno 1820 – Dottor Salvatore PANEVINO (diverse fonti)
Salvatore Verde ©