Omaggio ad Angelina Gentile, 95 anni, compiuti il 25 agosto, madre dei cineasti americani Anthony e Pasquale Buba, entrambi cittadini onorari di Tursi. Anticipazione dal libro di Salvatore Verde “Due zombi tra documentari e Hollywood. Il cinema americano dei fratelli Buba” (in fase di ultimazione e di prossima pubblicazione*)
“Tursi (Matera) e Caraffa di Catanzaro, le origini”
Angelina Gentile Buba e la sorella Filomena Gentile arrivarono a Roma, pellegrine in occasione del Giubileo del 1975. Troppo tempo era passato dalla loro partenza per gli USA, quasi mezzo secolo prima. Davvero strano se non fossero ritornati a Tursi, nel sud dell’Italia, sia pure per pochissimo. La terra natia a volte attira più del latte materno, anche a 500 chilometri di distanza. Come avvenne, complice il treno. Fu una decisione improvvisa, propiziata dall’occasione oppure, con tutta probabilità, maturata anteriormente alla loro partenza. Non ci scioglie il dubbio neppure l’ammissione della signora Angelina, molto tempo dopo: “Non resistemmo alla deviazione di un faticoso giorno nei luoghi d’origine, per salutare i parenti increduli, ormai quasi estranei. Tanto ci bastò in famiglia, dopo quasi un’intera vita, per decidere di riprendere la nostra personale ricerca. Ma come sovente accade, tra il pensiero e il fare, passarono degli anni ancora”.
L’avventurosa riconciliazione con le proprie radici italiane e la conoscenza dei familiari iniziò, dunque, in quel periodo. Anthony Buba era già un maturo regista e autore di premiati documentari, con un suo affermato profilo identitario, intellettuale e professionale, quando è venuto solitario la prima volta tra Tursi e Valsinni, turista non per caso. Il cugino Giuseppe Gentile e i cugini Gulfo-Pipino lo accolsero subito. Questo avvenne nelle stagioni estive del 1987 e del 1988, anno del suo matrimonio, e poi nel 1990.
Pasquale Buba, in quegli anni era impegnato nel lavoro di montatore a Hollywood, dove si era trasferito nel 1985, ma ha seguito presto le stesse orme. Sposatosi nel 1974, era un serio professionista e per caso faceva pure un mini corso privato di apprendimento della lingua italiana. I suoi viaggi sono cominciati nel 1991, per la prima volta a Tursi e a Caraffa di Catanzaro, il paese dei nonni paterni in Calabria. Venne assieme al fratello e alla madre.
Anthony e Pasquale, che qualche parola sapevano dirla nel dialetto tursitano appreso dalla mamma, hanno continuato a visitare senza incertezze la Basilicata nel 1995 e nel 1999, sempre in compagnia della madre Angelina, che li ha seguiti fin quando ha potuto, cioè pochi anni addietro.
“In Calabria, a Caraffa di Catanzaro, ci sono stati madre e figli nel 1999, tre giorni a luglio, e nello stesso mese dell’anno prima, si sono feermati un giorno Tony e la moglie, provenienti da un viaggio in Sicilia. Il padre Edward-Guerino c’era stato nel 1975(?). Tutti ospiti di Roberta e Girolamo Ferraro, figli di Roberto Ferraro, a sua volta figlio di Angela Bubba, sorella di Guerino e coniugata negli Usa con Giuseppe Ferraro. Però la coppia, dopo pochi anni dal matrimonio, si è trasferita in Calabria: a Strongoli (KR), paese di origine di Ferraro, a Melissa (KR) e infine a Caraffa”. (Saverino Maiorana, Il Quotidiano, 31 luglio 2000). Il loro è stato un viaggio del tutto diverso e inverso rispetto a quello dei genitori, fatto molti decenni prima e allora in modeste condizioni, e rappresenta un altro importante tassello di una ricostruita storia di ordinaria emigrazione che continua con affetto e curiosità crescenti.
Negli anni Settanta, i cugini Gulfo-Pipino di Valsinni erano emigrati in Svizzera. Carmela Gentile, sorella di Angelina, si era sposata con Vincenzo Pipino. Alfredo Luigi Gulfo (1932) ha sposato Carmelina Pipino (1933), figlia del tursitano Gaetano Pipino (1907-1991) e di Anna Maria De Paola (1909-1999). La coppia valsinnese ha avuto due figli: Katia (1970) e Vincenzo (1973). Nel 1998 Katia Gulfo è volata negli Stati Uniti e lì ha conosciuto tutti i parenti americani.
Con la Cittadinanza onoraria a Tursi nel Duemila, come auspicato e previsto, si è sviluppata una serie di ritorni, considerando a parte qualche breve e rara presenza su invito ai festival cinematografici, in altre località italiane. Tre anni dopo l’onorificenza, infatti, effettuarono una visita privata nell’ottobre del 2003. Altra breve permanenza, dal 7 all’11 maggio del 2005, legata agli impegni di lavoro, dovendo Tony proseguire per la Turchia. Era in compagnia della madre e del cugino americano Jarrett Buba, ospiti dei cugini Gulfo-Pipino a Valsinni, ma c’è stato tempo per incontrare anche gli altri familiari tursitani e di Policoro, oltre a visitare Matera.
Pur sempre per pochi giorni, dal 28 giugno al 3 luglio del 2008, un altro breve soggiorno dagli affezionati parenti valsinnesi e le visite a Policoro, da Salvatore Gentile, e a Tursi, dove vivono le imparentate famiglie Pipino e Castronuovo. Anthony era accompagnato dalla moglie Jannis Mac Mannish, della Penny State University, e dalla madre Maria Angela Gentile, 87 anni (oggi 95, ndr), splendidamente portati. Donna straordinaria, pur sempre bella con i suoi fascinosi anni, dotata di lucida intelligenza e accattivante e contagiosa simpatia, da sempre e con immediatezza le si attribuì unanimemente il ruolo di “ambasciatrice della tursitanità all’estero”.
Lei è capace di un dialetto incontaminato e simile a quello cristallizzato dal quasi coetaneo e conterraneo Albino Pierro, grande poeta italiano della seconda metà del Novecento, accreditato tra i candidati al Nobel tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi dei Novanta. Nel congedarsi, dopo l’ultima visita alla chiesa della Rabatana e alla casa natia nel centro storico di Tursi, sotto il Palazzo del Barone, la signora Angelina ha avuto quasi un presagio, autentici attimi di pathos interiore e struggimento, con parole che sanno (oggi) di quasi congedo:
“Ho avuto una vita dignitosa, serena, senza nostalgie né rimpianti, con due figli dei quali sono orgogliosa. Ma tutto questo non annulla mai del tutto il desiderio di quietare l’animo attraverso un temporaneo quanto fugace ritorno alle mie radici, ai luoghi della memoria, agli anni dell’infanzia, a tutto un mondo che so non esiste più, se non dentro di me soltanto. Di fatto la mia lunga vita si è svolta altrove, perciò non si tratta di un ritorno a casa, ma, come provano tutti gli emigrati, è un viaggio a ritroso nel tempo che si mostra in tutta la sua incredibile verità. Cioè, si è vivi ma è come se avessimo la fortuna di vedere come è andata la vita senza di noi, un po’ come se potessimo ritornare da morti a vedere come è andato avanti il mondo. In un certo senso, siamo dei fantasmi in carne e ossa, gli unici possibili a questo mondo, perchè possono apparire da un momento all’altro. Se si vuole, è la sola esperienza di essere al contempo protagonista assente e spettatore del film della propria vita, che ci riguarda. E questo mi capita sempre quando rientro a Tursi. Ma sento che questa volta è un po’ diverso, non solo per l’emozione di ciò che ho rivisto con un piacere che sempre si rinnova e si intensifica, ma con la consapevolezza della mia età. Chissà, pur volendo ancora, se e quando ci sarà un’altra apparizione”.
Ci ha parlato sempre in un dialetto deciso e privo di spurie contaminazioni, tipico degli anni Venti del Novecento, e poi lo ha tradotto ai famigliari direttamente in anglo-americano. Come solitamente accadeva a ogni viaggio, Tony e la comitiva si sono fermati alcuni giorni anche nel paese natale del padre, a Caraffa di Catanzaro, in Calabria. Il 10 luglio sono ritornati a casa negli Usa, da Roma.
Pat non ha potuto essere in Italia, con la moglie Zilla Clinton (nessuna parentela con l’indimenticato presidente degli USA Bill Clinton), perchè a Hollywood, dove viveva ormai da un ventennio, era impegnato in sala di montaggio per seguire l’ultimo attesissimo film del grande attore Al Pacino, suo fraterno amico, alla terza opera anche da regista. Proprio per il debutto nella regia con Looking for Richard” (Riccardo III. Un uomo un re), del mitico attore di origini siciliane, Pasquale e i colleghi tecnici del montaggio vinsero il premio come Miglior montatore dell’anno nel 1997, assegnato dall’Associazione professionale dei montatori statunitensi.
Anthony e Pasquale Buba, sono gli unici figli nati dal matrimonio celebrato nel 1938 tra la lucana di Tursi Maria Angela Gentile (1921), emigrata negli USA nel 1929, e il calabrese Edward Bubba (1915-1997). “Nella trascrizione del cognome si perse qualcosa, come sovente accadeva ai tanti nomi americanizzati”, ci ha fatto notare il regista. Entrambi i genitori di Edward Buba, di origini albanesi, erano nati e residenti a Caraffa di Catanzaro. In modo curioso, il padre Edward è ancora ricordato dai parenti viventi a Catanzaro con il nome di “Guerino”.
Mariangiola Gentile, questo il vero nome nell’atto di nascita all’anagrafe, è nata a Tursi, nel rione San Filippo, in via Umberto n. 15 alle ore 9,15 del 25 agosto 1921, figlia di Pasquale Gentile, trentenne, calzolaio e analfabeta, e di Gilda Gessi, diciotto anni compiuti, “sua moglie, donna di casa, seco lui convivente”, residenti a Tursi. Con Pasquale, la mattina in comune per la dichiarazione della nascita in Comune, erano presenti i due testimoni, Camilla Romano, di anni 54, e Maria Pasca, di anni 30, entrambe donne di casa. Tutti gli intervenuti hanno dichiarato “di non sapere scrivere”, ragione per la quale l’atto n. 84 è stato sottoscritto solo dal sindaco Latronico. Il genitore dichiarante era stato dispensato dal presentare la bambina, “a causa del caldo eccessivo”.
Tursi contava 4.004 abitanti nel 1921. Cifra che resta abbastanza stabile nel decennio (nel 1931, la popolazione residente scende di poco, a 3.970, ma i presenti sono 4.081), prima dell’impennata demografica del secondo dopoguerra. Il paese era uno dei tanti piccoli comuni della Provincia unica della Basilicata, poiché la Provincia di Matera verrà istituita soltanto nel 1927.
Dell’antichissima famiglia Gentile a Tursi, si hanno notizie già dagli inizi del 1600. Tal Francesco Jentile è attestato nel 1635. Nel Catasto onciario sono annoverate sette famiglie con il cognome Jentile-Gentile, di capostipiti maschi: Andrea, Leonardantonio, Francesco, Gaetano, Giovanni, Giuseppe e Nicola. Da loro si originò la triplice discendenza di Andrea (1696), Leonardoantonio (1697) e Francesco (1707), dei quali è imprecisata la data di morte. Francesco sposò Domenica ed ebbe due figli maschi, Giuseppe (1740) e Angiolo (1753). Da quest’ultimo nacque Vincenzo, che si unì in matrimonio con Grazia Rondinelli, genitori di Angelo Maria (1823-?), costui poi marito di Filomena Fabiano, dai quali nacquero Salvatore, che sposò Giuseppina Garibaldi, e Pasquale.
Gilda Gessi (18 giugno 1893-1990), invece, era figlia di genitori rimasti ignoti, dunque una trovatella, abbandonata vero la mezzanotte del 18 giugno del 1893, davanti alla porta di Marianna Soria che nella mattinata stessa la presentò all’ufficiale di Stato civile Antonio Fasolo. Questi impose alla bambina nome e cognome, dando poi la piccola in sostanziale e bonario affidamento alla signora Lucia Cavallo, che l’accudì fino all’età adulta. Il destino vorrà che sia poi la più longeva di tutti, conservandosi fino a 97 anni.
Presentato il certificato delle pubblicazioni, fatte eseguire la prima il giorno 17 e la seconda il 24 del mese di settembre, i genitori di Mariangiola si sono sposati nella Casa comunale di Tursi il 29 ottobre 1911, alle ore undici e dieci, davanti a D’Alessandro Francescantonio, “quarto asssessore funzionante per il Sindaco e primi tre assessori impediti”, coll’Uffiziale dello Stato Civile, “vestito in forma ufficiale”. Il padre Pasquale Gentile, di ventidue anni, era figlio dei tursitani Angelo (Maria) Gentile e di Filomena Fabiano. La cerimonia nuziale si è svolta con la partecipazione dei testimoni tursitani Tommaso Romano, trentaquattro anni, dottore in Medicina, e il possidente Andrea Basile, di anni trentasei. Al matrimonio “hanno prestato il loro consenso i genitori dello sposo ed il Consiglio di famiglia della sposa, come risulta dall’atto di richiesta delle pubblicazioni”.
La signora Angiolina emigrò nel 1929, con tutta la famiglia. Non era con loro il padre Pasquale Gentile (1889-1955), che li aveva preceduti cinque anni prima negli Stati Uniti, dove li attendeva. Ad accompagnarla nel lungo viaggio c’era sua madre, Gilda Gessi allora trentacinquenne, la sorella Filomena (“Minuccia”) Gentile (1913-2002), che aveva sedici anni, e il fratello undicenne Antonio Gentile (1916-1944), in casa e fuori appellato Tonino. Vita breve la sua, ucciso appena ventottenne al fronte italo-francese nei pressi di Ventimiglia. Era un soldato statunitense, come accadde a tantissmi figli maschi di immigrati, ormai cittadini americani, anche di colore, i quali parteciparono al conflitto mondiale in Europa e vi persero la vita.
I Gentile si stabilirono subito in Pennsylvania, nei pressi della grande e importante Pittsburgh (la prima stazione radio KDKA nasce qui e il 2 novembre 1920 va in onda il resoconto delle presidenziali americane. Selezione, novembre 2004), a Braddock, una “cittadina che ha visto l’espansione e le miserie dell’industria siderurgica, con la crisi irreversibile della Monongahela River Valley”, abitato da una moltitudine di etnie, in particolare africani, slavi, polacchi, irlandesi e una moltitudine di italiani anche del Meridione. Espatriarono come tantissimi altri in America, ricchi di speranza e in cerca di fortuna, in realtà per sfuggire alla miseria quotidiana e, quindi, con una decisione intesa come definitiva. L’arrivo coincise con la morte in quella città della divina Eleonora Duse, mentre ovunque imperversava la crisi della Borsa di Wall Street e a Los Angeles si istituivano i premi Oscar, a due anni dalla uccisione di Sacco e Vanzetti.
Un appuntamento segnato dal destino è stato anche il felice matrimonio della giovane Mariangiola. Nel Nuovo Mondo trovò presto l’amore, sposò all’età di diciassette anni Edward Buba, allora ventiquattrenne, e dalla loro unione nacquero, appunto, negli anni Quaranta Tony e Pat. La partenza per la guerra, poi, accrebbe nelle donne il peso dell’attesa e la responsabilità di mantenere unita e viva la famiglia. Tuttavia, lo sradicamento dell’emigrazione segna in profondità anche le generazioni successive ed un legame affettivo, intellettuale e spirituale, sopravvive sempre, magari fortificato dal tentativo di conservare certe conoscenze, abitudini e tradizioni, con la corrispondenza e le rimesse in dollari, la lingua parlata e la cucina, i ricordi e le emozioni. La signora Angelina non ha voluto mai recidere il legame con il paese natio, infatti, ha conservato a Tursi l’iscrizione nelle liste dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire).
Salvatore Verde
*Bozza – Testo non definitivo