Un consiglio comunale, tanto pubblico, tre ore di discussione accese e nemmeno un atto che ne attesti l’avventura seduta. Può sembrare incredibile ma è ciò che è successo a Tursi, dove l’inesistenza della delibera n. 26 del 7 settembre 2015 evidenzia ancora una volta l’incapacità di un’amministrazione poco attenta, superficiale e inadeguata a gestire la cosa pubblica. Dopo gli errori commessi nelle delibere di consiglio del 17 agosto (con relativa denuncia dei consiglieri Caputo e Di Matteo, che hanno visto stravolta la loro votazione, il voto contrario si è trasformato a favore nella relativa delibera!) ci si aspettava un atteggiamento di attenzione e responsabilità da parte della maggioranza che, al contrario, anziché imparare dall’errore ha continuato a sbagliare. L’inesistenza di una delibera importante come quella di settembre, peraltro su un Consiglio convocato dalla minoranza per chiedere la revoca di una delibera di giunta che accorpava, di fatto, tutte le scuole dell’infanzia in un unico plesso, è un fatto grave, inammissibile e che non ha precedenti nella storia politica della città.
Dopo aver cercato sul sito internet del comune, mercoledì mattina il consigliere comunale Leandro Domenico Verde ha scoperto la mancanza della delibera di consiglio, poi confermata il giorno successivo da Salvatore Caputo, Antonio Di Matteo e Maria Montesano che recandosi in comune hanno preso atto della grave anomalia.
La minoranza, con spirito collaborativo, ha sempre richiesto, così come era previsto nel regolamento, l’approvazione dei verbali delle sedute precedenti del consiglio comunale, ma la maggioranza anziché far tesoro della proposta ha rilanciato abrogando l’articolo in virtù di una presunta “trasparenza amministrativa” che presume la pubblicazione di tutti gli atti. Tutto vero, ma non a Tursi dove sulla trasparenza amministrativa c’è ancora da lavorare, visto che le delibere non solo non sono presenti nell’albo online dell’ente ma addirittura, come in questo caso, non esistono.
Il consiglio del 7 settembre, lo ricordiamo, era stato richiesto dalla minoranza consiliare per chiedere alla giunta di revocare la delibera con la quale si accorpavano tutte le scuole dell’infanzia in un unico plesso, “Il Girasole” di Santiquaranta, chiudendo “Carmela Ayr” (nel centro storico) e “L’Arcobaleno” (viale Sant’Anna). Una scelta aspramente criticata dalla minoranza, e che comporta una perdita di posti lavoro (tra collaboratori scolastici e insegnanti), disagi per i cittadini del centro storico, nessun risparmio reale per l’ente, oltre a collocare tutti i bimbi in spazi notevolmente ridotti. La decisone venne criticata anche dalla CGIL scuola regionale. Considerato che manca poco meno di una settimana all’inizio delle iscrizioni, e coerentemente con quanto affermato in questi mesi, i consiglieri di minoranza al fine di garantire un servizio scolastico efficiente hanno chiesto gli atti della delibera all’amministrazione per una nuova azione politica, di cui non c’è traccia. Tre ore di interventi, dibattiti, dichiarazioni, oggi attuali e non rintracciabili. Incompetenza? Malafede? Superficialità? Vista l’importanza dell’atto, delle dichiarazioni e dell’attualità del tema affrontato i consiglieri hanno chiesto l’intervento delle autorità competenti e del Prefetto poiché reputano “inaccettabile che si facciano consigli comunali e non ci sia riscontro negli atti ufficiali, cosa che può accadere nella Repubblica delle Banane, ma non a Tursi”.
Il sindaco Salvatore Cosma, su facebook, scarica in sintesi tutta la responsabilità su alcuni dipendenti “inefficienti”, ai quali “dopo l’ennesima distrazione e quindi mancanza di impegno e attenzione a svolgere il proprio compito o mansione, non farà sconti, fermo restando che la colpa è anche mia come primo cittadino per essere stato troppo leggero e poco attento”. In realtà non si tratta, come si vuol far credere, di “atto non pubblicato”, ma di atto inesistente oppure occultato, e di tale responsabilità soprattutto il livello politico dovrà risponderne.