Desidero anzitutto ricordare che se oggi parliamo di Riforme e di Leggi elettorali, di Referendum e di proposte di modifiche della Carta Costituzionale, il merito è del Presidente Giorgio Napolitano. A Lui si deve credito e stima se è stato riavviato il processo di Riforme, da molto tempo attese dal nostro Paese. Il 22 aprile 2013, giorno della sua rielezione, con 718 voti di preferenza, le Camere, riunite in seduta comune, approvarono con ripetuti applausi il suo discorso e moralmente i parlamentari si impegnarono ad affrontare anche il problema delle Riforme necessarie al Paese.
Nel 2013 infatti, il Presidente stesso nomina una Commissione di “Saggi” perché elaborassero proposte in materia istituzionale ed economico-sociale, lavorando in due gruppi distinti. Il gruppo che formulò proposte per migliorare l’assetto istituzionale era composto da Mario Mauro, Valerio Onida, Gaetano Quagliariello e Luciano Violante, i quali suggerirono di superare il bicameralismo perfetto passando a una sola camera “politica”, riducendo il Senato a un “Senato delle regioni” in rappresentanza delle autonomie regionali.
A partire dal luglio 2013 iniziò quindi l’iter di un disegno di legge promosso dal Governo Letta che prevedeva la nascita di un Comitato parlamentare per le riforme costituzionali e una deroga all’articolo 138 della Costituzione che regola il procedimento di revisione costituzionale per fare in modo che la riforma potesse avvenire in tempi più rapidi. Il provvedimento tuttavia non arrivò all’approvazione definitiva a causa delle vivaci proteste delle opposizioni e dell’uscita dalla maggioranza di Forza Italia, che ritirò il sostegno al provvedimento facendo venire meno la maggioranza dei due terzi del Parlamento.
L’iter delle riforme costituzionali vide una nuova svolta con la vittoria di Matteo Renzi nelle primarie del Partito Democratico, l’8 dicembre 2013. Il 18 gennaio 2014 Renzi stipulò infatti il cosiddetto Patto del Nazareno con Silvio Berlusconi in cui i due leader trovarono un accordo sui contenuti della Riforma Costituzionale e della nuova legge elettorale da proporre al Parlamento.
Il 22 febbraio 2014 Renzi divenne Presidente del Consiglio dei Ministri. Il nuovo Governo Renzi presentò quindi l’8 aprile 2014 un disegno di legge costituzionale di iniziativa governativa. Il testo fu approvato con modifiche dal Senato l’8 agosto dello stesso anno, mentre il 10 marzo 2015, con modifiche, arrivò l’approvazione della Camera, ma nel frattempo venne meno il sostegno del partito guidato da Silvio Berlusconi dopo gli attriti con il PD nati in occasione dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il ddl Boschi ha ottenuto l’approvazione al Senato con 180 SI, 112 NO e 1 astenuto, ma visto che si propone di cambiare la Costituzione ha avuto bisogno di un ulteriore passaggio in Parlamento. Nella seconda lettura alla Camera la riforma costituzionale non ha ottenuto la maggioranza dei due terzi dei componenti delle Camere (361 “SI” e 7 “NO”), per cui saranno gli italiani a decidere se confermare o meno la legge di riforma costituzionale.
Alcuni dati statistici aiutano a capire forse meglio l’immane lavoro dei parlamentari che hanno discusso ben 84 mln di emendamenti, apportato 121 modifiche, totalizzato 160 ore di discussione ed effettuate 6 letture, prima dell’approvazione definitiva avvenuta il 12 aprile 2016. Il 20 aprile 2016 sia i parlamentari dell’opposizione (Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Forza Italia e Sinistra Italiana) che quelli di maggioranza (Partito Democratico, Alleanza popolare NCD-UDC, Democrazia Solidale – Centro Democratico) hanno depositato le firme necessarie presso la Corte Suprema di Cassazione.
Dopo 70 anni il Parlamento affronta, quindi, il problema dello snellimento della procedura di approvazione delle leggi dello Stato che prevede la modifica del “bicameralismo perfetto”. Il procedimento legislativo, nelle aspettative del Governo, diventa più snello per l’approvazione dei disegni di legge e dei decreti legge.
-Per i Disegni di legge, l’Esecutivo ha facoltà di chiedere alla Camera dei deputati di deliberare, entro 5 giorni dalla richiesta, che un ddl arrivi ad un voto definitivo entro i successivi 70 giorni. I tempi per l’eventuale esame del Senato rispetto all’iter ordinario sono inoltre ridotti alla metà.
-Per quanto riguarda, invece, la decretazione d’urgenza, a cui oggi si fa molto spesso ricorso invocando la sussistenza dei requisiti di necessità e urgenza, sono inseriti alcuni limiti sul suo utilizzo, in parte derivanti da precedenti sentenze della Corte costituzionale.
In particolare è specificato che sia i decreti che le leggi di conversione devono avere “contenuti specifici, omogenei e coerenti al titolo, senza contenere “disposizioni estranee all’oggetto o alle finalità del decreto”.
Il disegno di legge presentato dal Governo Renzi apporta diverse modifiche, qui di seguito indicate nei punti più salienti, tutte circoscritte alla seconda parte della Costituzione, e riguardano il funzionamento delle Camere e l’iter legislativo, le funzioni e la composizione del Senato, l’elezione del Presidente della Repubblica e le modalità di attribuzione della fiducia al Governo, l‘equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza, le leggi di iniziativa popolare e modifiche ai relativi referendum; l’abolizione del CNEL e l’introduzione del principio di trasparenza per la pubblica amministrazione (il Principio della trasparenza vuole i Bilanci degli Enti locali in regola e in pareggio. I Comuni “virtuosi” hanno diritto a “premialità, per quelli non virtuosi sono previsti, invece, maggiori controlli.); il rapporto tra Stato ed enti locali minori e l’elezione dei Giudici costituzionali. Il Referendum confermativo è fissato per domenica 4 dicembre 2016.
Tonino Di Noia