Gabriella Gentile – Mauro Ferru, Ti salverò, Editore Luoghinteriori, Città di Castello (PG), 2020, pagine 135, euro 16,00.
“Ti salverò”, non un interrogativo e neppure una esclamazione perentoria, ma un intimo convincimento, tra speranza, fiducia e certezza. È quello della protagonista del romanzo, scritto a quattro mani dalla lucana di Tursi Gabriella Gentile e dal sardo Mauro Ferru, coppia di quarantenni e compagni da sempre anche nella vita, da un quinquennio in un’isola francese. Dunque, non suggestioni hitchcockiane o similitudini letterarie possono aiutare a svelare alcun segreto dell’intreccio come artificio, non trattandosi di un giallo, bensì dello sviluppo psico-drammaturgico della vita palpitante, mediante un ottimo testo, scritto dal punto di vista femminile, che mantiene il dono raro della linearità, dell’ammirabile chiarezza e del costante coinvolgimento. Tratto da una storia vera e anche autobiografica, l’intenso racconto esistenziale è diviso in due parti e si dipana tra un ospedale di Milano e il centro Italia, nell’arco di un quinquennio, dal dicembre 2014 al 2009 (con un lungo flashback), quando la profonda consapevolezza della propria condizione si apre all’imprevisto della malattia e ne accetta la fatalità con sincera inquietudine, voglia di reagire e matura pacificazione. Una reazione dei personaggi straordinariamente ispirata, agevolata e sostenuta dalla presenza del cane amico, che arriva nella seconda parte del libro.
La narrazione è quasi un diario privato di due persone di eccezionale maturità e valore, nonostante la giovane età, desiderose di riappropriarsi del proprio futuro, intriso di umanissimo e malinconico desiderio di normalità, accettando sempre “la logica del destino”. Ma è pure la descrizione di un rapporto amoroso e di un’armonia di coppia protesa alla ricerca di una felicità possibile, che non prescinde mai dall’incertezza e dalla presenza del dolore e della sofferenza fisica e psicologica, finanche dello spirito, essendo in grado di spazzare via enormi luoghi comuni pseudo giovanilistici, oltre a rifiutare le minimizzazioni semplicistiche della psicologia dell’apparenza e dell’effimero. Infatti, lo sviluppo dell’io narrante sorprende per il realismo e la precisione evolutiva che rendono il lettore partecipe della inquietudine ed emotività dei due protagonisti. Rebecca e Pietro scoprono di amarsi in ospedale, con una stupefacente pienezza, e si misurano con la precarietà del quotidiano, oltre che con la disarmante curvatura dell’orizzonte che una rara malattia può innescare e palesare a lungo. Davvero magnifica la soluzione/sospensione finale, non soltanto metaforica, del fiume della vita che scorre più verso il mare, tra la sconfitta e la vittoria, tra l’amarezza, che non è mai arrendevolezza, e la dolcezza di due caratteri forgiati dalle difficoltà progressive e dalla condivisione che segna la futura prosecuzione della loro convivenza.
Il tutto è sprigionato dalla presenza di Artù, poi anche di Charlie e di Aaron, eccezionali cani di razza Terranova. Più di un caso paradigmatico, spontaneo e intuitivo di cinoterapia, che perfino la stessa scienza avvalora ormai da decenni, ovvero la pratica terapeutica grazie alla loro presenza in ambito domestico, in grado di sviluppare i noti risvolti positivi, ma è utile finanche alla stessa elaborazione del lutto specifico, per superare il dolore della perdita naturale del cane amico e muovere la ricerca della sua sostituzione. Artù muore il 9 dicembre 2014 e Charlie il 4 agosto 2018, si apprende nell’epilogo, con annotazioni di date precise, come si conviene tra familiari, persone e amici un tempo molto amati.
Il titolo del libro ripropone la reazione della protagonista, quando, sfogliando una rivista, si accorge dell’immagine del terranova (due foto corredano il testo) e della pubblicità contenuta. In quell’istante accade qualcosa di inspiegabile e istintivo, apparentemente senza logica, poiché la sua voce interiore continua a ripeterle “Io ti salverò”. In realtà, la soccorre forse il vissuto infantile e la inconscia verità antropologica che ha segnato per sempre l’evoluzione storica della relazione uomo-cane. Non a caso il rapporto tra la coppia e il cane, originato dalla casualità e irrazionalità, si rivelerà salvifico, proprio quando le sempre precarie condizioni di salute si aggravano, intorno ai venti anni, dopo aver trascorso i primi dieci fuori e dentro gli ospedali e dopo aver perso entrambi i genitori per uno stesso male inesorabile. E anche se tutto sembra perso, è questa la forte, meravigliosa e naturale esortazione degli autori, dovremmo sempre volgere lo sguardo dentro la realtà che ci circonda, sapendo cercare e trovare anche in superficie stimoli, bellezza e soluzioni, per capire come possa essere bastevole perfino l’amore incondizionato di un amico animale fedele e quanto ciò segni una sorta di rinascita esistenziale.
In fondo, un cane che convive e ci assiste può essere davvero la cura della malattia, la risposta ai dubbi, perché il legame incondizionato degli animali ha “il potere di restituirci l’amore che noi riponiamo in loro, mentre ci regalano valori e insegnamenti come la fedeltà, l’umiltà e la semplicità di vivere il quotidiano, appagati dal sentimento d’amore e dal compiacimento”. Ti salverò è la straordinaria rivelazione di una splendida anima femminile, matura, umile e generosa, ma anche il resoconto formativo del sentimento amoroso con un compagno saggio e meraviglioso, oltre a imporre “una storia animale capace di curare la razza umana”. D’altronde, “finché non avrai amato un animale, una parte della tua anima rimarrà sempre senza luce”, ha scritto Anatole France. Un edificante e maturo debutto editoriale, pubblicato a dicembre 2020, perciò segnato dai tempi dalla pandemia con le note restrizioni, per offrire ai lettori sensibili una narrazione sempre in bilico, lungo il crinale delle difficoltà dell’esistenza, da affrontare senza mai perdersi d’animo e da superare, meglio se in due, con pudore, tenerezza e amore. Quasi un manuale del senso del (con)vivere (anche con la malattia), pure attraverso la trasparenza della scrittura.
Salvatore Verde ©
Note biografiche degli autori
Gabriella Gentile è nata nel 1973 a Tursi (MT), da Diego Carmelo (1923-1995) e Maria D’Aloisio (1932-1994), genitori amatissimi e maestri di “valori di vita inestimabili”. Ultima di dieci figli (sei femmine e quattro maschi), risale al 2003 l’ultimo suo ritorno nell’amato paese. Anima sensibile e creativa, scrive poesie, ma la sua passione più genuina resta la fotografia, faunistica e paesaggistica. Fin da bambina il suo amore per gli animali è stato totalizzante e, nel corso del tempo, l’amore per i cani in particolare è diventato una missione per i diritti della loro tutela, sapendo bene che “ad oggi il percorso è ancora lungo, nonostante siano stati raggiunti diversi traguardi”.
Mauro Ferru, nato nel 1980 a Cagliari, ha vissuto a Sestu, nella città metropolitana cagliaritana. Personalità riservata, di acuta introspezione e di misurata loquacità, dopo vari percorsi lavorativi e di ricerca finanche spirituale, in anni recenti si è dedicato alla scrittura, da sempre la sua grande passione, quale strumento privilegiato per la comunicazione immediata e meditata della sua integra e complessa interiorità. Amante della natura, delle zone rurali e dei grandi spazi aperti, coltiva il meraviglioso e necessario senso di libertà, una idealità imprescindibile per l’armonia del vivere.
Gabriella e Mauro si sono stabiliti dal 2017 in Corsica. (s.v.)