Il prof. Tonino DFi Noia è schierato con il SI
Si legga con attenzione quest’altro articolo di Nicola Guarino, che a mio parere chiarisce, ove ne fosse ancora bisogno, molte cose a tutti noi interessati al Referendum, ma soprattutto agli indecisi, agli irriducibili contrari “a prescindere” verso ogni cosa che porti al bene comune, a quelli che si uniformano all’opinione apparentemente dominante e ai molti altri che sono contrari al SI semplicemente perché non sono abbastanza informati.
“ Dire Si al prossimo referendum costituzionale può costituire un cambiamento storico per il Paese che è stato segnato nella sua storia repubblicana da una instabilità politica che ha portato in 60 anni a 66 governi. Sarebbe il segno di una modernizzazione del paese ed un passaggio essenziale per rendere più rapida la ripresa italiana, oggi legata a compromessi, lobby e caste che hanno favorito mille scandali e la disaffezione dei cittadini verso la politica con la metà di essi che non partecipa più neanche con il solo voto.
Il referendum del prossimo 4 dicembre è, contrariamente a quanti sostengono anche molti fautori del Si, un voto altamente politico non perché è in ballo il futuro di Renzi, che avrebbe personalizzato il voto, lo stesso PD e il governo, ma per il semplice motivo che l’eventuale vittoria del Si, metterebbe in soffitta gli ultimi 60 anni di politica italiana, con i suoi 66 governi, con il suo bicameralismo perfetto, un caso unico nelle politiche parlamentari occidentali, oltre che determinare, nel suo combinato con la nuova legge elettorale, nuovi effetti destinati a cambiare per sempre il panorama politico italiano. Ecco perché i comitati del No, dai Grillini alla Lega passando per Forza Italia, sia teso a far credere che la posta in palio sia unicamente il destino di Renzi e dei suoi, una cosa avallata dalla leggerezza e forse dalla complicità di gran parte della stampa e dell’informazione specie televisiva. Un’informazione che sembra più interessata a suscitare polemiche che a dare notizie.
Cosi anche questo referendum, che potrebbe avere effetti di grande cambiamento sugli scenari della politica futura, che potrebbe garantire governabilità e stabilità che significano più investimenti, più occupazione e maggiore capacità di intervento, diventa l’occasione per ridurre il tutto banalmente al futuro di Renzi.
Si può essere certi che se il “SI” fallisse, un minuto dopo tutti i partiti dell’opposizione chiederebbero la testa di Renzi e la caduta del governo. A tale proposito proprio Renzi su ‘l’Unità’ dichiara: “Dicono che io ho sbagliato a dire che se perdo vado a casa: e secondo voi io posso diventare “un pollo da batteria” che perde e fa finta di nulla? Pensano forse che io possa diventare come loro? Accusano me di voler personalizzare perché loro sono preoccupati che in Italia si affermi il principio sacrosanto che chi perde va a casa”.
Purtroppo il cambiamento ha una sola via ed è quella del referendum. In tal senso fa riflettere che una simile occasione non venga tanto dai conservatori di destra, quanto dai Grillini, i quali si presentano come forza del rinnovamento. Il sodalizio del “No” mette insieme tutta la partitocrazia e personaggi un tempo più che avversari. Da Berlusconi a Travaglio, a Salvini a Grillo.
Una cosa che obbiettivamente dimostra che attualmente l’unica vera forza politica esistente è il PD e tutti coloro che spingono per la riforma costituzionale a partire dal presidente emerito Napolitano che ne è stato l’ispiratore.
Il tema vero è quindi la riforma costituzionale. Rendere il paese per il suo futuro più moderno, che in ogni caso andrà ben oltre la figura di Renzi. In sintesi si può dire che con il “SI” avremo:
– Che la fiducia al Governo sarà data solo dalla Camera e dunque sarà più semplice governare. Se vincesse il No, resterebbe tutto come adesso e quindi ogni riforma sarebbe faticosa da realizzarsi, continuerebbe l’instabilità politica e alla fine la responsabilità di chi governa sarebbe annacquata ed ogni legge sfinirebbe nel solito chiacchiericcio italiano che tanto bene fa alla stampa ma molto meno ai cittadini. Ed inoltre, con il SI si eviterebbe la doppia fiducia che con due camere a diverse composizioni non dà certezza sui numeri per governare. Insomma, una cosa che tutti volevano (a parole) fino a ieri e che ora è sconfessata da quelli del NO.
– Che il numero dei parlamentari passerebbe da 945 a 630, più 100 senatori senza indennità in rappresentanza dei territori. Se vince il No resteranno gli scandalosi costi della politica verso cui anche gli attuali oppositori al Referendum si erano scagliati.
– Che per fare una legge non ci sarà bisogno del solito estenuante ping pong tra Camera e Senato, ma ci saranno tempi e procedure più snelle.
– Che i consiglieri regionali non potranno guadagnare più di un sindaco del capoluogo di Regione e saranno cancellati i rimborsi ai gruppi regionali, con un ulteriore taglio ai costi della politica.
– Che le Regioni dovranno smettere di fare promozioni turistiche all’estero o legiferare in modo diverso l’una dall’altra sui trasporti o sulle regole ambientali, ma ci saranno regole uguali per tutte, più semplici per i cittadini, una misura che elimina molti rischi di corruzione e mala politica di cui le Regioni, a detta di tutti, hanno dato ampi esempi. Quelli che oggi dicono NO, in fondo mantengono queste perniciose abitudini che sono forse tra le principali cause del disamore degli italiani verso la politica e che hanno alimentato diverse e pericolose forme di populismo.
– Che si eliminerebbero enti inutili come il CNEL, previsto in Costituzione, e si cancellerebbero definitivamente i politici dalle province, con una riduzione di 2.500 poltrone. Un ulteriore taglio ai costi della politica con la definitiva fine delle Province.
– Che, finalmente, sarà più basso il quorum per i referendum e si potrebbero fare referendum propositivi (oggi non ammessi). Si tratta di una cosa che ha spinto i radicali, in primis Emma Bonino a schierarsi convintamente per il “SI”.
La sinistra più estrema, la destra o i Grillini sostengono che gli italiani “non mangiano pane e Costituzione”. Questa banalizzazione è verissima, se non fosse che la riforma costituzionale rendendo molto più rapidi i poteri legislativi ed esecutivi, consente di fare leggi in ogni campo con una tempistica assolutamente migliore e questo è un vantaggio per tutti.
E’ certamente legittimo il NO, ma non si comprende quale sia la strada del cambiamento, bocciando una riforma che ha questi contenuti.
Si sente parlare di stravolgimento della Costituzione, e questo è falso. In primo luogo, come ha fatto notare anche Roberto Benigni, tutti i principi fondamentali della Carta restano intatti. In secondo luogo il bilanciamento dei poteri resta integro. Con la Corte Costituzionale e il Presidente delle Repubblica che mantengono tutte le loro prerogative e potranno ben svolgere, ove fosse necessario, tutte le attività di interdizione e finanche di abrogazione nei confronti di qualsivoglia legge fosse incostituzionale o mettesse a rischio i valori e la stessa unità nazionale. Chi come me è per il SI ha un amore infinito per la Costituzione, ed infatti, nessuno si sognerebbe di intaccarne i valori e i principi fondanti. Oggetto della riforma è solo la parte relativa al funzionamento del governo e libera il paese dal bicameralismo che aveva un senso subito dopo la liberazione dal fascismo ma, che oggi, costituisce un unicum in Europa, che ha evidenziato tutti i suoi limiti sia sulla governabilità del paese, sia sulla stessa attività legislativa e parlamentare. È per questo che dico che aver differenziato le due camere costituisce non solo un importante taglio ai costi della politica, ma un modo per avere un parlamento più efficiente nella produzione di leggi e riforme. Pertanto, crediamo che i valori della Nostra Costituzione sono del tutto salvi e sempre considerati fondamentali per la nostra democrazia ”.
CONCLUSIONI
Se votiamo SI a questo Referendum, che rivede solo alcuni articoli della seconda parte della Costituzione che riguardano aspetti funzionali del Governo, delle Regioni e degli Enti territoriali, avremo un’Italia più semplice, più forte e più moderna. Con questa Riforma finisce, infatti, l’era del bicameralismo paritario perché avremo finalmente una sola Camera che dà la fiducia al Governo e approva le leggi in tempi certi e ridotti, migliorano i rapporti con le Regioni e gli Enti territoriali perché alcune competenze importanti ritornano allo Stato, i costi della politica si riducono complessivamente di circa 500 mln l’anno e diminuisce di 215 il numero Senatori, cresce l’autonomia degli Enti territoriali se rispettano i Principi di trasparenza e di correttezza dei bilanci, perché saranno premiati gli Enti “virtuosi” e sottoposti a maggiori controlli quelli meno “virtuosi”, cresce la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica con i Referendum propositivi e cambiano in positivo i quorum per i Referendum popolari e abrogativi.
Quindi, le conseguenze saranno principalmente tre: più efficienza dello Stato, meno costi della politica e più partecipazione dei cittadini.
Per queste ragioni ritengo sia giusto votare per il cambiamento perché la Riforma semplifica le regole del gioco e dà maggiore stabilità ai Governi: Revisioni da anni attese dal Nostro Paese.
A ciascuno dunque il diritto di fare la propria scelta, che mi auguro sia davvero consapevole!
Ringrazio tutti gli amici di FB che mi hanno seguito in questa maratona di avvicinamento al fatidico 4 dicembre e i tantissimi visitatori della pagina che hanno interagito con il post e letto le inserzioni mostrando molto interesse per l’argomento. Spero di aver reso un servizio utile allo scopo e invito tutti ad andare a votare, perché quando la partecipazione è alta, qualunque sia il responso delle urne, è sempre un risultato di grande democrazia.
Tonino Di Noia